sabato 26 dicembre 2009

PRC: Assistenza legale gratuita in merito alle assegnazioni degli alloggi progetto C.A.S.E.


Fornire un sostegno legale ai tanti cittadini aquilani che si sono visti escludere dal progetto Case in maniera ingiusta o poco chiara.
Questo lo scopo dell’iniziativa che il Partito della Rifondazione Comunista intende promuovere con l’appoggio dei propri legali.

Dal momento che il Dipartimento di Protezione Civile si rifiuta di rendere pubbliche le graduatorie per l’assegnazione degli alloggi e di chiarire quali siano i requisiti posti alla base delle priorità assegnate, e dal momento che il sindaco dell’Aquila firma i documenti per le assegnazioni o le lettere che comunicano l’esclusione praticamente “alla cieca”, senza cioè conoscerne, né preoccuparsi di richiederne, i requisiti e le motivazioni, sono moltissimi i cittadini che si sono rivolti a noi per chiedere aiuto. Si tratta di persone che, in questo grave momento di difficoltà, si sono sentiti lesi nei propri diritti e lasciati soli nella battaglia per difenderli.

Per questo il PRC L’Aquila mette a disposizione una consulenza legale gratuita, da parte dei propri avvocati Alessandro Rosa e Francesco Rosettini, per quanti intendano inoltrare ricorsi o richieste di chiarimenti in merito al progetto Case e ai criteri di assegnazione.

Chiunque voglia richiedere un supporto legale può pertanto contattarci all’indirizzo mail rifondazione.laquila@virgilio.it, oppure telefonare al 3336367616

I nostri legali saranno a disposizione, come ripetiamo in maniera assolutamente gratuita, per qualsiasi richiesta di ricorso o accesso agli atti.

Il Segretario Provinciale PRC L’Aquila
Fabio Pelini

Il Capogruppo PRC in Consiglio Comunale
Enrico Perilli

Berlusconi continua a prendere in giro gli aquilani e gli italiani. No a Protezione Civile SpA


Il Decreto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri è l’ennesima presa in giro per i cittadini aquilani e strumentalizzazione dell’emergenza per i fini politici di Berlusconi. Da un lato è confuso e incerto sulla proroga per il pagamento delle tasse a gran voce richiesta dai cittadini aquilani come si fece in Umbria-Marche, dall’altro lato strumentalizza l’emergenza e la Protezione Civile per creare l’ennesima SpA pubblica alla sue dirette dipendenze, per avere mano libera su appalti, eventi e ricostruzione.

Protezione Civile SpA è un ossimoro. E’ l’aziendalizzazione e privatizzazione di fatto di compiti fondanti l’intervento dello Stato e degli Enti Locali.

Già oggi in Abruzzo è del tutto evidente come la mano libera, lasciata a Bertolaso nella gestione degli appalti relativi alla ricostruzione, non solo ha espropriato del diritto di scelta gli Enti Locali, ma ha aperto un varco assai pericoloso a fenomeni di speculazione e di infiltrazioni malavitose, in spregio alle più elementari regole di trasparenza.

E’ del tutto evidente che una SpA agendo sul terreno del diritto privato aggraverebbe ulteriormente tali fenomeni. Inoltre essa rappresenta uno schiaffo alla professionalità dei lavoratori del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile e dell’intero corpo del Vigili del Fuoco.

18/12/09

Paolo Ferrero, Segretario Nazionale PRC

Marco Fars, Segretario Regionale PRC

venerdì 18 dicembre 2009

Comune di L'Aquila: presentata delibera contro la privatizzazione dell'acqua

Lunedì 14 dicembre il consigliere di Rifondazione Comunista Enrico Perilli ha depositato al comune dell'Aquila una delibera contro la privatizzazione dell'acqua. In Abruzzo i consiglieri di Rifondazione hanno presentato analoga delibera in tutti i Comuni dove sono presenti.
La legge Ronchi sancisce (incostituzionalmente) la privatizzazione dei servizi pubblici locali a rilevanza economica, tra cui il servizio idrico. Gli enti locali possono tuttavia contrastare i processi di privatizzazione imposti dal Governo modificando lo statuto comunale con un articolo che dichiara l'acqua "bene comune pubblico" e il servizio idrico "servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e senza fini di lucro".
Insieme è necessario avviare una campagna a larga partecipazione popolare per la difesa dell'acqua pubblica. Anche a L'Aquila si è recentemente costituito un comitato che si pone questo obiettivo, il comitato acqua pubblica L'Aquila , che ha avviato una raccolta firme a sostegno della delibera presentata al comune dell'Aquila


In allegato la delibera e una relazione che chiarisce le ragioni per cui si rende indispensabile la modifica degli statuti comunali.



DELIBERA DI MODIFICA DELLO STATUTO COMUNALE

Oggetto: Modifica ed integrazione dello Statuto Comunale.

Definizione dei servizi pubblici comunali privi di rilevanza economica

Il Consiglio Comunale de L'Aquila

PREMESSO CHE

l’acqua rappresenta fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi;
l’acqua costituisce, pertanto, un bene comune dell’umanità, il bene comune universale, un bene comune pubblico , quindi indisponibile, che appartiene a tutti;
il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti, l’accesso all’acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico;
l’accesso all’acqua, già alla luce dell’attuale nuovo quadro legislativo, e sempre più in prospettiva, se non affrontato democraticamente, secondo principi di equità, giustizia e rispetto per l’ambiente, rappresenta una causa scatenante di tensione e conflitti all’interno della comunità internazionale e una vera emergenza democratica e un terreno obbligato per autentici percorsi di pace sia a livello territoriale sia a livello nazionale e internazionale;

Ritenuto necessario
sancire nello Statuto comunale lo status del servizio idrico come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica
Visto il vigente Ordinamento degli Enti Locali;
Visto lo Statuto comunale,

DELIBERA

di integrare lo Statuto comunale con l’introduzione del seguente articolo

Definizione dei servizi pubblici comunali privi di rilevanza economica

Il Comune, visti gli articoli 1, 2, 3, 5, 43, 114, 118 della Costituzione, riconosce i servizi pubblici locali quali: servizio idrico, servizio sanitario, igiene pubblica, servizi sociali, istruzione pubblica, tutela dei beni cuturali e delle risorse ambientali e paesaggistiche e quant’altro riconoscerà il Consiglio comunale, di preminente interesse generale.
Riconosce il diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico.
Conferma il principio che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà; nonché il principio che in ambito pubblico devono essere mantenute la proprietà delle reti e la gestione del s.i.i..
Riconosce al servizio idrico integrato lo status di servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e senza fini di lucro, la cui gestione va attuata secondo gli artt. 31 e 114 del d. lgs n. 267/2000, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire il diritto universale all’acqua e pari dignità umana a tutti i cittadini.

RELAZIONE

Il recente art. 15 del D.L. 135/09 – approvato definitivamente dalla Camera dei Deputati il 19 Novembre 2009 – introduce alcune modifiche all’art. 23 bis della Legge 133/08 e muove passi ancora più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici locali, prevedendo l’obbligo di affidare la gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%.
Tale provvedimento sottrarrà ai cittadini ed alla sovranità delle Regioni e dei Comuni l’acqua potabile di rubinetto, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati.
Si tratta di una scelta discutibile sia per un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce, ma anche per le ripercussioni disastrose che una privatizzazione potrebbe generare sui cittadini in funzione della crescita delle tariffe.
Anche in presenza dell’art. 15 del D.L. 135/09, rimane possibile dar vita ad una gestione pubblica del servizio idrico integrato che si realizza pienamente attraverso l’affidamento ad un Ente di diritto pubblico, strumentale dell’Ente diretto Locale (Consorzio tra Comuni, Azienda speciale, Azienda speciale consortile).
La strada per arrivare a tale risultato, in particolare per costruire un Azienda speciale consortile, è sostanzialmente la seguente: tale strada passa attraverso l’inserimento negli Statuti Comunali dei Comuni dell’ATO di una specifica formulazione che definisca il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica. Ciò è pienamente legittimo, in quanto l’Unione Europea demanda ai singoli Stati membri il fatto di definire quali siano i servizi a rilevanza economica e quali privi di rilevanza economica e la normativa del nostro Paese non si è mai pronunciata esplicitamente in questa direzione. L’unico riferimento esistente in proposito risale al comma 16 dell’art.35 della legge 448/2001 (legge Finanziaria 2002), con il quale il governo era impegnato, nell’arco di tempo di 6 mesi, ad emanare un regolamento per definire i servizi pubblici locali da considerarsi “a rilevanza industriale”. Regolamento che non è mai stato presentato.
Con tale operazione, i Comuni dell’ATO hanno la potestà di decidere quale forma gestionale intendono adottare per la gestione del servizio idrico in quanto servizio privo di rilevanza economica, e, quindi, scegliere di affidarlo direttamente ad un’Azienda speciale consortile da essi costituita. Infatti, con la sentenza n. 272 del 27 luglio 2004 la Corte Costituzionale è intervenuta nell’ambito della normativa che disciplina i servizi pubblici locali. Con tale sentenza la Corte ha dichiarato l’incostituzionalità dell’art. 14, comma 1 e 2, del D.L. 269/2003 (”Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell’andamento dei conti pubblici”) in quanto tali norme determinavano un’illegittima compressione dell’autonomia regionale e locale in materia di servizi pubblici locali. La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale, tra le norme abrogate, anche dell’art. 113 bis del D.Lgs. 276/2000 (TUEL), cioè di quell’articolo che disciplinava i servizi pubblici locali privi di rilevanza economica.
Secondo la Sentenza citata, infatti, “il titolo di legittimazione per gli interventi del legislatore statale costituito dalla tutela della concorrenza non è applicabile a questo tipo di servizi, proprio perché in riferimento ad essi non esiste un mercato concorrenziale”.
Il legislatore statale, quindi, in materia di servizi può legiferare soltanto in riferimento al tema della “tutela della concorrenza”, tutto il resto è demandato al livello locale.
A questo punto per l’Ente Locale è possibile il ricorso all’articolo 114 (azienda speciale) del TUEL, che, combinato con l’art. 31 dello stesso TUEL, porta a dar vita ad un’Azienda speciale consortile.
Vanno sottolineati, sia pure in modo sintetico, i motivi per i quali la scelta dell’affidamento ad un’Azienda speciale consortile sia quella realmente rispondente ad una gestione pubblica del servizio idrico, a differenza dell’affidamento ad una SpA “in house”. Le ragioni sono sostanzialmente tre: la prima, di carattere “pratico”, ma che non va sottovalutata, è relativa al fatto che la scelta della SpA “in house”, per la sua natura ambigua, di essere contemporaneamente società di diritto privato e organo dell’Amministrazione pubblica, è sottoposta a molte verifiche e contenziosi. Lo dimostra da ultimo, ad esempio, il provvedimento di indagine disposto dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori su tutte le 64 Spa a totale capitale pubblico che gestiscono il servizio idrico nel nostro Paese, così come l’ultima procedura di infrazione 2007/4269 attivata dalla Commissione europea nei confronti dell’ATO2 Marche Centro-Ancona.
La seconda ragione è decisamente più di sostanza, nel senso che un Ente pubblico si muove nell’ambito del diritto pubblico, mentre una SpA, anche se a totale capitale pubblico, rientra in quello del diritto privato. Ora, questa differenza non è affatto secondaria o puramente di principio, anche se questo piano non va assolutamente sottovalutato. Infatti quando parliamo di acqua, di un bene comune essenziale per la vita e di un diritto umano da garantire a tutti, le questioni di valore e di principio non possono essere facilmente eluse. Stare nell’ambito del diritto pubblico o in quello privato non è assolutamente la stessa cosa in termini di conseguenze per chi usufruisce del servizio: essere azienda di diritto privato significa dover rispondere all’obiettivo di produrre utili, mentre un Ente pubblico assume come vincolo il pareggio di bilancio. Il che, per esempio, non è decisamente indifferente nella fissazione dell’andamento tariffario, a partire dal riconoscimento della remunerazione del capitale aziendale investito in una misura pari al 7%, e, più in generale, per l’insieme delle scelte gestionali che un’azienda deve assumere.
La terza ragione è la consapevolezza che la spa spesso ha consentito forti degenerazioni clientelari e scarsa trasparenza per l’assenza di quelle regole che caratterizzano un ente diritto pubblico. Un servizio pubblico va gestito con un quadro di regole che garantiscano trasparenza ed efficienza e non alimentare la crescita dei costi impropri della politica.
Per tutte queste ragioni è indispensabile che ogni Comune riconosca nel proprio Statuto il Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico e, soprattutto, che la gestione del servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d.lgs n. 267/2000.

giovedì 10 dicembre 2009

FERRERO - PRC: TERREMOTO, DEL TUTTO INSUFFICIENTE LA SOSPENSIONE DELLE TASSE PER IL 2010 SENZA MISURE IN LINEA CON PRECEDENTI UMBRIA E MARCHE

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale PRC-SE

Dopo le numerose passerelle ad uso mediatico, continuano le promesse mancate del Governo, che prosegue senza pudore a considerare i cittadini aquilani terremotati di serie B. Dopo aver più volte annunciato interventi sulla sospensione e la restituzione delle tasse in linea con quanto fatto per altri terremoti e calamità naturali, i terremotati aquilani vivono oggi con la speranza che l’ennesimo annuncio fatto da Bertolaso – sospensione del versamento dei tributi per il prossimo anno – trovi concretezza in un decreto ad hoc.
Ma la proroga della sospensione del pagamento delle tasse per il 2010, senza alcuna garanzia sui tempi e sull’entità della restituzione, è davvero ben poca cosa. La strategia messa in campo dal Governo, d’altra parte, è sempre la stessa: dalla politica degli annunci alla realizzazione concreta delle promesse è come passare dal giorno alla notte.
Alcuni esempi: il ministro Gelmini annunciò in una sua visita a L’Aquila che i tagli previsti sul personale della scuola, almeno per quest’anno, avrebbero risparmiato il territorio colpito dal terremoto.
Così non è stato, e centinaia di precari della provincia aquilana sono rimasti senza lavoro.
E’ stato detto fino allo sfinimento che entro l’inverno tutti gli sfollati avrebbero avuto una casa: a dicembre inoltrato, sono ancora 19 mila gli aquilani sulla costa e quasi tremila i nuclei familiari senza prospettive, abbandonati ad un’autonoma sistemazione forzata.
Il Governo ponga fine a questa offensiva speculazione sulla pelle dei terremotati e sulle tasse si comporti con il popolo del cratere aquilano come avvenuto con i cittadini di Umbria e Marche: inizio della restituzione non prima di 5 anni, nella misura del 40% del dovuto e dilazionata in 120 rate.

mercoledì 9 dicembre 2009

Per la proroga delle tasse, per un trattamento finanziario analogo a quello di Umbria e Marche

Il Partito della Rifondazione Comunista aderisce alla mobilitazione unitaria per la proroga di tributi fiscali.
Tuttavia già da aprile abbiamo intrapreso un percorso chiaro e alternativo, da una parte sostenendo direttamente la popolazione terremotata con l'opera di volontariato della Brigata di solidarietà attiva, dall'altra opponendoci all'esautoramento degli enti locali e alla gestione autoritaria dell'emergenza voluta da Berlusconi e Bertolaso, nelle sedi istituzionali e nelle mobilitazioni cittadine.
Le promesse sono state disattese, non ci lasceremo ingannare.

Per la trasparenza sulle assegnazioni del piano C.A.S.E.
Per il controllo reale del mercato degli affitti, contro la speculazione
Per l'impegno contro la crisi occupazionale, per un reddito sociale
Per il dovuto trattamento tributario, per la proroga delle tasse con restituzione non prima di 5 anni al 40% del dovuto, dilazionata in 120 rate (come in Umbria e Marche)
Per la ricostruzione reale, per procedure rapide, chiare e trasparenti, per una reale copertura finanziaria

Partito della Rifondazione Comunista

venerdì 4 dicembre 2009

MANCANZA DI TRASPARENZA NELLE ASSEGNAZIONI DEL PROGETTO C.A.S.E.: PRONTI AD ANDARE FINO IN FONDO SABATO 5 PROTESTA AL NoBerlusconiDay

Che le amministrazioni locali fossero state marginalizzate dall’autoritarismo centralizzato del Governo era cosa nota; arrivare a negare a degli eletti dal popolo l’accesso ad atti inerenti la propria comunità ha davvero del sorprendente.
Eppure, è proprio ciò che è accaduto. Molti ricorderanno la discussione in consiglio comunale durata settimane per fissare i criteri per l’assegnazione degli alloggi del progetto C.A.S.E.: si discusse di nuclei monoparentali, di figli a carico, di disabilità, di anziani, di reddito, di lavoro, finanche di aquilanità e diritti di proprietà. Dibattito intenso e vivace, peccato fosse anche sostanzialmente inutile, visto che quali siano stati i criteri adottati dal Dipartimento della Protezione Civile per stilare la graduatoria resta tuttora un mistero.
Denunciammo fin da subito le palesi incongruenze presenti negli elenchi: decine di codici fiscali (e quindi persone) presenti in più nuclei familiari, assegnatari con casa classificata B, presenza di molti single, mentre famiglie numerose erano rimaste fuori. Chiedemmo la pubblicazione della graduatoria per sgombrare il campo da veleni e sospetti e dare la possibilità a tutti – secondo elementari principi di trasparenza – di verificare eventuali errori ed omissioni.
Decine di cittadini con lettere alla stampa locale e accorati appelli sui blog cittadini chiedevano di esercitare un loro diritto sacrosanto. Ma nessuno si è sentito in dovere di dare una risposta, evidentemente perché c’era qualcosa da nascondere.
Persino di fronte alla richiesta esplicita di 4 consiglieri comunali, Bertolaso sceglie la strada di un discutibile distinguo giuridico e dice sostanzialmente che non è competenza degli eletti dal popolo ficcare il naso negli atti dello Stato e che nessuno, dunque, lo può giudicare. Roba da terzo mondo!
Di fronte a questo muro di gomma, siamo determinati ad andare fino in fondo, anche ricorrendo alle vie legali e portando la nostra protesta sabato per le strade di Roma al “NoBerlusconiDay” per denunciare la protervia di chi vuole ridurci a sudditi.

Fabio Pelini
segretario provinciale PRC-SE

venerdì 6 novembre 2009

Per la gestione PUBBLICA della Casa dello Studente


Torniamo a contestare le modalità di gestione della nuova casa dello studente realizzata con i fondi pubblici della Regione Lombardia: la Regione Abruzzo ha affidato la gestione di questa struttura alla Curia, ente privato, che ha attribuito i posti letto senza passare per le graduatorie pubbliche che tengono conto dei criteri di reddito.

Fa bene l'Unione degli Universitari a dichiarare di voler denunciare la Regione Abruzzo, una risposta “sacrosanta” (per restare in tema) ad un abuso inaccettabile.Questa manovra fa parte di un disegno più ampio di cui la Regione Lombardia è corresponsabile. Già a luglio ci opponemmo con il nostro consigliere comunale Perilli alla vergogna del trasferimento futuro dell'intera proprietà delle strutture alla Curia, che mossa da caritatevole spirito avrebbe potuto ben diversamente mettere a disposizione i suoi ingenti beni.

Francesco Marola
Giovani Comunisti/e PRC L’Aquila

il Centro 14/07/09

Prevista anche la cessione gratuita dell’area, da parte della Curia, per trent’anni, trascorsi i quali quel «bene» sarà trasferito all’Arcidiocesi. Ed è stato questo a scatenare le proteste di alcuni consiglieri, anche di maggioranza, secondo i quali «si ragiona senza indirizzi di programmazione». Enrico Perilli (Rifondazione Comunista) ha parlato di un «business per la Chiesa».

L'Aquila Oggi


Non è facile raccontare di come siamo ridotti senza provare sentimenti di rabbia e costernazione nei confronti di una ricostruzione che non esiste e che invece viene percepita nel Paese come fosse in stato avanzato.

Cominciamo a dire che a L'Aquila è in atto una COSTRUZIONE di enormi quartieri fatti di casermoni di legno e alluminio che ad oggi (29 Ottobre)ospitano 2500-3000 sfollati a fronte di una popolazione attualmente senza tetto ancora di oltre 40mila. Quando i cantieri saranno tutti chiusi, si pensa a gennaio, arriveranno a contenere 15mila persone, le altre dovranno aspettare che parta la vera RICOSTRUZIONE, assolutamente bloccata.

I cantieri aperti sulle abitazioni degli Aquilani si contano sulle dita di una mano, questo perchè le ditte non si fidano di anticipare per iniziare i lavori. Sanno bene che i soldi sono spalmati da oggi fino al 2032 e hanno paura di non vederli per niente. Bisogna intervenire sulle case vere che tra quelle classificate b-c (relativamente poco lesionate, a guardarle fanno spavento, la cosidetta ricostruzione leggera..) e zone rosse (i centri storici della città e delle sue dodici frazioni)rappresentano l'80% del patrimonio immobiliare di L'Aquila. Nel frattempo abbiamo ancora diverse tendopoli aperte con 2500 persone al gelo(due settimane fa una notte -4) e 30mila al mare. Nelle case agibili qua ormai si sta in 10, modello anni '30.

Se parliamo poi del patrimonio artistico, penso che L'Aquila bella com'era non lo tornerà mai più. Fa male scriverlo ma lo penso, purtroppo,in centro, case, chiese, fontane, palazzi, sono da mesi sventrati sotto i colpi del tempo che tra un po' sarà ancora più inclemente tra gelo e neve. Dei monumenti adottati dai paesi stranieri durante il G8 solo nella chiesa delle Anime Sante, in piazza Duomo, la Francia ha dato seguito alle promesse con atti concreti. Il disastro è talmente enorme che si fa fatica ad elencare tutto quello che non va. Altri esempi:l'ospedale (quello famoso costruito di un piano su un'area immensa perchè si diceva che così fosse antisimico,e che la notte del sei aprile con morti e feriti era inagibile al 90%..) è ancora inagibile per due terzi a oltre sei mesi dal sisma. Le scuole, ripartite tra enormi difficoltà, accorpano orari e studenti per gestire una evidente mancanza di spazi. L'Università passa da 30mila studenti dell'anno accademico 08/09 ai 12mila di oggi che sono destinati a diminuire perchè per loro si dispone di solo 200 posti letto. L'Aquila aveva 72mila residenti nel comune e 30mila nel comprensorio, con una popolazione lavorativa di 40mila persone prima del terremoto, oggi tra autonomi e dipendenti abbiamo 20mila richieste di cassa integrazione straordinaria, artigiani e piccoli commercianti sono fermi da mesi e non possono riaprire perchè le loro attività erano nei centri storici. I drammi privati si intrecciano a quelli collettivi nella mia città.
Con l'emergenza hanno espropriato i terreni per costruire a chi aveva perso la casa. Fantastici! Mancano spazi di socialità. La città che viveva nel centro storico, nei locali, nelle piazze, i suoi momenti di vita comune è andata distrutta senza essere sostituita da niente. Tra un po' qualcuno andrà fuori di testa. Purtroppo questa è più o meno la situazione, mentre i riflettori si spengono e su di noi incombe un inverno freddissimo.

Goffredo Juchich
Prc L'Aquila

mercoledì 21 ottobre 2009

PRC: BASTA CON LE INTIMIDAZIONI, CHIEDIAMO TRASPARENZA

Uscendo dalla maggioranza al Comune de L’Aquila, avevamo denunciato la presenza ai vertici della macchina amministrativa di una cupola di dirigenti “intoccabili” che fa il bello e il cattivo tempo senza alcuna verifica al proprio operato. Dopo la nostra presa di posizione, che evidentemente ha dato più di qualche fastidio agli stessi, stiamo subendo forme esplicite di intimidazione.
Questo clima ci preoccupa non poco in vista del concorso per l’assunzione di 84 unità che andrebbe svolto in un clima di serenità e trasparenza, e per il quale abbiamo chiesto con un’interpellanza in consiglio comunale che sia individuata una figura di garanzia (andrebbe benissimo il Prefetto) che vigili sul corretto andamento della selezione dei posti, divenuti troppo importanti in un tessuto economico e sociale sfibrato e sfiduciato. Anche una richiesta crediamo del tutto sensata come questa ha suscitato la reazione scomposta di alcuni importanti dirigenti comunali.
Da parte nostra, possiamo assicurare che non ci faremo intimidire da chicchessia, e soprattutto da chi pensa di poter utilizzare la cosa pubblica come il proprio giardino di casa.

L’Aquila, 21 Ottobre 2009


Fabio Pelini
segretario provinciale L’Aquila PRC-SE

martedì 20 ottobre 2009

SABATO 24 OTTOBRE montiamo tende in tutte le piazze d'Italia, diamo voce alla condizione degli sfollati aquilani!


Invitiamo ad aderire all'appello alla mobilitazione per sabato 24 ottobre lanciato dalla popolazione aquilana, che si prepara col termometro già sotto lo zero ad affrontare l'inverno appenninico nelle tende allestite subito dopo il terremoto.

Alle 6000 persone che sono rimaste per necessità lavorative e familiari sui luoghi colpiti dal sisma, contribuendo in maniera fondamentale alla ripresa economica e sociale del territorio, è stato detto dopo sei mesi di tendopoli di trasferirsi in alberghi lontani anche oltre cento chilometri dai comuni di residenza. Avrebbero avuto pieno diritto a una soluzione semplice ed efficace come moduli abitativi removibili, e non di essere all'ultimo momento costrette ad affrontare spostamenti quotidiani che soprattutto per gli strati sociali più deboli comportano gravi difficoltà economiche, sommate spesso alla perdita del lavoro oltre che della casa.

Governo e protezione civile hanno lasciato gli sfollati per mesi nelle tendopoli con la promessa della realizzazione del piano C.A.S.E., dimostratosi poi insufficiente di fronte all'esigenza abitativa e in forte ritardo nei tempi di ultimazione, oltre ad essere un errore dal punto di vista urbanistico.

Il dramma del terremoto è stato trasformato in una indecente operazione di propaganda dal "Governo del fare": l'arroganza delle 23 visite di Berlusconi circondato da mille telecamere contro il totale silenzio sulle necessità reali degli sfollati lasciati nelle tende - in una condizione che solo chi ha provato riesce a comprendere.

A fronte di tutto ciò le istituzioni locali hanno mostrato una subalternità complice e inaccettabile per il Partito della Rifondazione Comunista, che anche per questo motivo è uscito dalla giunta comunale dell'Aquila ed è passato all'opposizione.

Già ad un mese dal terremoto noi Giovani Comunisti/e avevamo sollecitato, oltre alla requisizione delle case sfitte agibili, l'utilizzo dei moduli abitativi provvisori o removibili, misure che sono state adottate solo a fronte dell'emergenza provocata dal maltempo dell'ultimo mese ma in quantità ancora del tutto insufficienti (solo 500 unità).

Sabato 24 ottobre montiamo tende in tutte le piazze d'Italia, diamo voce a ciò che accade a L'Aquila e pretendiamo soluzioni reali e immediate per gli sfollati aquilani!


Francesco Marola
Silvia Cicino

Giovani Comunisti/e L'Aquila

venerdì 16 ottobre 2009

Una soluzione concreta, dignitosa e immediata per chi resiste nelle tendopoli

Comunicato stampa

Dopo più di 6 mesi dal sisma, nonostante il susseguirsi ininterrotto di inaugurazioni e cerimonie ad uso e consumo del premier, il dato di fatto incontrovertibile è che sono finora stati consegnati circa 1000 alloggi a fronte dei 4570 (comunque insufficenti) per i quali bisognerà attendere dicembre-gennaio.
Circa 7000 persone sono ancora sotto le tende al gelo e 25.000 aquilani sono ancora sparsi in tutto il terrotorio regionale.
La resistenza di cittadini spesso anziani a quella che viene vissuta come un’ingiusta deportazione dopo mesi trascorsi sotto le tende è segno di un orgoglio e di una fierezza nei confronti dei quali il dott. Bertolaso e il governo dovrebbero tenere un atteggiamento rispettoso.
Altro che “irriducibili” antigovernativi, si tratta semplicemente di cittadini a cui era stato promesso un tetto entro settembre: il famoso slogan “dalle tende alle case”.
L’inadeguatezza del PIANO C.A.S.E., ideato per massimizzare l’impatto mediatico dei presunti miracoli del Presidente del Consiglio, ora è evidente a qualsiasi persona in buona fede e informata.
I costosissimi alloggi del Piano C.A.S.E.da mostrare in tv non sono, come avevamo ampiamente previsto, sufficienti neanche per i soli cittadini che abitavano negli edifici più danneggiati (E e F).
Non è certo da imputarsi ai cittadini “irriducibili” la mancata partenza del ripristino delle case classificate A, B e C che avrebbe consentito il rientro di almeno il 70% della popolazione.
La demagogica scelta di non procedere alla sistemazione in moduli abitativi provvisori (che costavano almeno un quarto delle C.A.S.E.) ha determinato la mancata sistemazione confortevole ed omogenea per migliaia di aquilani nonché lo spopolamento della città.
L’allontanamento di migliaia di aquilani dalla città è uno dei prezzi pagati alla strategia d’immagine berlusconiana di cui Bertolaso è stato l’ insindacabile braccio operativo.
Va inoltre sottolineato che ancora non sono state nemmeno poste le basi minime (presupposti finanziari e strumenti operativi e pianificatori) per la ricostruzione dei centri storici.
La ridicola bozza di Ordinanza preparata dalla Protezione Civile sulla ricostruzione dei centri storici risulta lacunosa e astratta rispetto alle articolate e differenziate problematiche da affrontare e contiene prescrizioni e ridefinizioni assolutamente superflue rispetto agli strumenti urbanistici comunali già vigenti (la perimetrazione dei centri storici già c’è e in molti comuni vi sono anche piani di recupero già da tempo vigenti). Manca nel testo qualsiasi indicazione degli strumenti operativi indispensabili per concretizzare gli interventi (forse si vuole perdere tempo in attesa di trovare i soldi).
Di fronte alla situazione di emergenza nelle tendopoli è dovere della Protezione Civile, del Comune e della Regione procedere a un intervento straordinario immediato che garantisca la permanenza nel capoluogo come rivendicano gli aquilani che con dignità in questi giorni stanno resistendo al freddo e al fango.
Purtroppo le scelte sbagliate di questi mesi non consentono di ricorrere ai MAP (come noi di Rifondazione proponevamo a giugno) in quanto abbisognano di una sottofondazione di cemento armato che richiederebbe un tempo di “presa” di almeno 20/30 giorni.
A questo punto l’unica ipotesi praticabile è quella di case su ruote da installare in parte nei campi e in altre aree già urbanizzate come quelle in adiacenza a quelle del PIANO C.A.S.E. e/o in quelle industriali per ridurre i tempi di allestimento (scavi e opere di urbanizzazione).
Considerato che altrimenti migliaia di aquilani dovrebbero essere trasferiti in alberghi lontani dalla città quanto ovviamente onerosi ci sembra che sarebbe opportuno spendere il denaro pubblico per rispondere positivamente alla sacrosanta richiesta di non abbandonare la città.



Maurizio Acerbo, consigliere regionale Abruzzo
Rifondazione Comunista

dal Corriere della Sera
http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_14/imarisio-aquila-gelo-tendopoli_42d3fffe-b87f-11de-9ba8-00144f02aabc.shtml
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PRC: CHI PAGA PER LE PROMESSE DISATTESE?
Comunicato stampa

In questi ultimi giorni si confermano purtroppo alcune delle ragioni che hanno indotto Rifondazione ad uscire dalla giunta del comune de L’Aquila. Prima il consiglio comunale dell’8 ottobre scorso, dove si è conclamato lo stato confusionale della maggioranza: tutti in ordine sparso, con poche idee e anche confuse. Poi la lettera scritta a quattro mani da Cialente e Bertolaso, che stavolta si accorgono insieme degli errori fatti in questi mesi, scaricando però tutte le responsabilità sugli sfollati ancora nelle tendopoli, che dovrebbero secondo loro accettare di trasferirsi a 70-100 km da L’Aquila dopo aver patito per sei mesi prima il caldo dell’estate ora il freddo dell’autunno, fiduciosi di una promessa ("entro settembre tutti avranno una casa sulla testa") ovviamente disattesa.
Emblematico è il caso di Piazza d’Armi, dove qualche decina di sfollati è stata abbandonata a se stessa solo per aver rifiutato di andare in alberghi lontano dalla città: persone, magari senza auto e con un lavoro a L’Aquila, che non potevano fare altrimenti.
Il modello centralizzato e autoritario imposto dal Governo con la complicità del Sindaco è chiaramente fallito: molte delle tendopoli sono ancora in piedi, di almeno 3 mila nuclei famigliari senza casa non si sa che farne; la requisizione delle case sfitte, da noi sollecitata fin da maggio e partita con enorme ritardo, sta dando risultati modestissimi, per non parlare della graduatoria per l’assegnazione delle C.A.S.E., di cui proprio non è dato conoscere i punteggi. Chi paga per le promesse disattese?
 
L’Aquila, 12 Ottobre 2009
 

Fabio Pelini
segretario provinciale L’Aquila PRC-SE

mercoledì 14 ottobre 2009

PRC passa all'opposizione




Sindaco troppo subalterno a Bertolaso mentre in città protestano i senzacasa

ZERO TRASPARENZA A L'AQUILA, IL PRC ROMPE CON CIALENTE

Checchino Antonini

Poca trasparenza, ancor meno discontinuità rispetto alla stagione del sindaco di destra Tempesta (pescato, sembra, tra gli ospiti abusivi di un albergo sulla costa), zero collegialità. E una giunta di "salute" pubblica all'orizzonte.

Tra Rifondazione comunista e il sindaco aquilano Massimo Cialente lo strappo era nell'aria. E s'è consumato ieri, annunciato in mattinata con una conferenza stampa mentre continuano le proteste contro le pasticciate graduatorie nell'assegnazione dei posti nelle new town.

Sul tavolo del sindaco pd ci sono le dimissioni dell'unico assessore del Prc, Antonio Lattanzi, 47 anni, dirigente scolastico, che riconsegna le deleghe a Commercio, sport, partecipazione e gemellaggi (L'Aquila è una delle città della Pace). «Abbiamo assistito, senza mai chiedere per noi posti di sottopotere, in questi 27 mesi, alla nomina dei vari consigli di amministrazione delle municipalizzate - spiega l'ormai ex assessore - senza che queste scelte fossero condivise, per non parlare poi della vicenda Tancredi. Avevo chiesto poi di soprassedere alla ristrutturazione dello stesso ente comune varata a fine agosto, in quanto ritenevo che meritasse il plenum della giunta e invece si è andati avanti producendo malumori, confusione, ritorni al passato e promozioni discutibili». Mentre buona parte della Giunta era in trasferta fuori città, per impegni istituzionali, Cialente ha varato la ristrutturazione dell'ente locale. Lattanzi, al ritorno in città, si ritrova il dirigente rimosso e una serie di macroaree e altri mutamenti che meritavano maggiore condivisione. I ritorni al passato sono quei nomi, gli stessi da 15 anni a smentire le speranze di discontinuità con i metodi della giunta Tempesta che avevano accompagnato il ritorno del centrosinistra a Piazza Palazzo con Cialente che però, appena diventato sindaco ha disertato dalle file di Sinistra democratica per entrare poco dopo nel Pd a sostegno di Bersani.

«Sintomatico, per comprendere a fondo la debolezza do questo centrosinistra, la sciagurata ipotesi di giunta di "malattia" pubblica prossima a decollare. E' il politicismo più esasperato, mettere dentro tutti per restare in sella», dice Fabio Pelini, segretario provinciale di Rifondazione.

La vicenda Tancredi, per i non aquilani, riguarda questo ex assessore di Forza Italia, ora consigliere comunale Pdl, "signore" del voto di scambio, famoso per aver gonfiato gli organici (e il deficit) della azienda servizi municipalizzata a ridosso delle ultime comunali. Però Cialente lo voleva nientemeno commissario alla ricostruzione. Solo la caterva di messaggi di protesta ha persuaso Tancredi a dimettersi dopo pochi giorni. Rifondazione e altri alleati hanno appreso della nomina dalla stampa. E le scuse di Cialente non hanno soddisfatto nessuno.

Pure la vicenda della nomina alla guida dell'azienda farmaceutica municipalizzata di un amministratore delegato, carica non prevista e non necessaria, ha pesato sui rapporti a sinistra della Giunta. E la recente lite tra Lattanzi e il direttore generale di Piazza Palazzo (altra figura non necessaria ma in quota Udeur e abituato a definire "zecche" i comunisti) sul trasloco degli uffici del commercio senza avvertire l'assessore («che non conta niente») è dunque «solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso», ribadisce Pelini:

«Le ragioni per cui crediamo sia fallito il centrosinistra sono tutte politiche: nella fase post-sisma, il sindaco è stato del tutto subalterno ed accondiscendente al modello imposto da governo e protezione Civile, un modello centralizzato e autoritario, che ha espropriato gli enti locali al solo obiettivo di dare risalto mediatico all'efficienza del premier. A L'Aquila sappiamo tutti come sta andando: il progetto Case basterà per una minoranza di cittadini e, se non si interviene alla svelta con nuovi Map (i moduli abitativi provvisori, le casette di legno, ndr) e la requisizione delle case sfitte (proposte fin dall'inizio portate dal Prc e dai comitati cittadini), la guerra tra i poveri in atto finirà per acuirsi. Il secondo livello è quello politico-amministrativo: è mancata una collegialità nelle scelte assunte da questa amministrazione». «Per la ricostruzione serve un piano di interventi e di vigilanza - aggiunge Marco Fars, segretario regionale Prc - leggi e statuti avrebbero permesso alla macchina comunale un'autonomia di fronte al potere centralizzante della protezione civile».
da Liberazione 24/09
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PERCHE’ RIFONDAZIONE COMUNISTA ESCE DALLA GIUNTA CIALENTE
Comunicato stampa
L’uscita del PRC dalla giunta Cialente non è il frutto di un litigio tra Antonio Lattanzi e il direttore generale del Comune de L’Aquila: questo episodio non ha fatto altro che far traboccare un vaso già colmo. Le ragioni per cui crediamo fallito il centrosinistra che due anni fa tante speranze aveva suscitato in una comunità prostrata da nove lunghissimi anni di regno della destra, sono tutte politiche e molto profonde, e si articolano su due livelli.
Il primo livello è quello politico-amministrativo: è mancata una collegialità nelle scelte assunte da questa amministrazione, tanto che più volte ci siamo trovati ad apprendere dalla stampa o in giunta con il piatto già apparecchiato alcune scelte fondamentali per le prospettive di questa città.
Condivisione delle scelte che è mancata, tanto per fare alcuni esempi, con la nomina di Tancredi a commissario per la ricostruzione del centro storico (poi fortunatamente rientrata); nel rinnovo dei cda delle municipalizzate, con il caso emblematico della nomina di un amministratore delegato all’AFM; in molte delibere sulla programmazione urbanistica di questa città.
Rifondazione Comunista non ha mai chiesto nulla in termini di posti ed occupazione del sottopotere amministrativo: credeva, forse ingenuamente, che un sindaco con la storia politica di Cialente potesse rappresentare davvero una discontinuità con i metodi clientelari delle giunte Tempesta; ci siamo sbagliati, ed oggi dobbiamo constatare che ai vertici della macchina amministrativa ci sono sempre gli stessi nomi da 15 anni, qualunque coalizione governi, in nome di poteri più forti e difficilmente scalfibili.
Il secondo livello è quello relativo alla fase post-sisma: il sindaco è stato del tutto subalterno ed accondiscendente al modello imposto da Governo e Protezione Civile: un modello centralizzato e autoritario, che ha espropriato gli enti locali al solo obiettivo di dare risalto mediatico all’efficienza del premier. A L’Aquila sappiamo tutti come sta andando: il progetto C.A.S.E. basterà per una minoranza di cittadini rimasti senza un tetto e, se non si interviene alla svelta con nuovi M.A.P. e la requisizione delle case sfitte (proposte fin dall’inizio portate dal PRC e dai comitati cittadini), la guerra tra i poveri in atto finirà per acuirsi.
E’ sintomatico per comprendere a fondo la debolezza di proposta politica di questo centrosinistra la sciagurata ipotesi di giunta di salute (malattia) pubblica che gira in questi giorni e che pare prossima a decollare: di fronte allo stallo si risponde con il politicismo più esasperato e cioè quello di mettere dentro tutti, pur di rimanere in sella.
Al PRC il potere per il potere non interessa ed è per questo che andiamo fieramente all’opposizione.

L’Aquila, 23 Settembre 2009
 
 
Fabio Pelini
segretario provinciale L’Aquila PRC-SE
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AUTONOMA SISTEMAZIONE: BASTA CON LA POLITICA DEGLI ANNUNCI, SI DIANO TEMPI CERTI PER L’EROGAZIONE MENSILE DEL CONTRIBUTO E SI FACCIA FINALMENTE CHIAREZZA SULLA COPERTURA FINANZIARIA PER LE PROSSIME MENSILITA’
Comunicato stampa

A distanza di quattro mesi e mezzo dal sisma del 6 aprile, ancora si naviga nell’incertezza più totale per quanto riguarda il contributo ai nuclei famigliari che hanno provveduto all’autonoma sistemazione.
Fino ad oggi, è stata liquidata solo la quota spettante per il mese di aprile e nemmeno a tutti gli aventi diritto: sono oltre 2 mila gli sfollati che ancora devono ricevere il contributo, che era stato pensato soprattutto per alleviare il disagio economico di chi è rimasto, oltre che senza una casa, anche senza un reddito.
Oltretutto, tra il primo e l’ultimo elenco relativo ai beneficiari della rata di aprile sono passate settimane e settimane, quando sarebbe stato sufficiente dare a tutti un anticipo e saldare il resto in seguito, senza creare alcuna disparità fra tutti i beneficiari.
Come se non bastasse, dalle dichiarazioni dell’assessore alle politiche sociali, apprendiamo che mancherebbe la copertura finanziaria per il contributo di giugno: è stato quindi fatto compilare un censimento agli aquilani in cui una delle tre opzioni di scelta per la sistemazione futura non dispone ancora di fondi certi!
Senza voler fare né polemica né tantomeno facile demagogia, di fronte ad un contesto così mortificante, la si smetta con la politica degli annunci, si diano risposte concrete e si faccia chiarezza una volta per tutte su tempi, modi e copertura finanziaria di un contributo divenuto per molti aquilani in difficoltà di estrema importanza.
 
L’Aquila, 18 Agosto 2009
 
 
Fabio Pelini
segretario provinciale L’Aquila PRC-SE
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IL PIANO C.A.S.E. E’ FALLITO, SI REQUISISCANO GLI ALLOGGI INVENDUTI E SI METTANO SU CASETTE REMOVIBILI PER GARANTIRE UN ALLOGGIO A TUTTI IN BREVE TEMPO
Comunicato stampa
 
Come ampiamente previsto e temuto, la mirabolante epopea messa in atto dal Governo tramite la Protezione Civile sta per aggiungere al danno anche la beffa: il piano C.A.S.E. stravolgerà per sempre il territorio aquilano, consumando un’enorme quantità di territorio e cambiando irreversibilmente il volto della città con insediamenti permanenti inutili e costosi; ma è in arrivo anche la beffa, con migliaia di aquilani senza un tetto sulla testa in autunno, e per i quali, se non si troveranno soluzioni alternative, il rientro in città rischia di avvenire chissà quando.
La mancanza di alloggi, come da copione, sta già generando una guerra tra poveri, dove gli stessi che fino a qualche anno fa consideravano gli studenti universitari fuori sede una iattura o nella migliore delle ipotesi mucche da mungere, ripropongono il medesimo cliché identitario ed isolazionista declinato nel sempre comodo spot "L’Aquila agli aquilani". Insomma, invece di contestare l’inettitudine di Governo e Protezione Civile che avevano assicurato una casa per tutti "entro settembre", questi valorosi paladini della purezza aquilana giocano la carta populista, mettendo gli ultimi contro i penultimi, terremotati "forestieri" contro terremotati aquilani.
A rafforzare la tendenza in atto, il vice di Bertolaso de Bernardinis si accorge solo ora che non ci saranno case per tutti ("Nessuno si sogna minimamente di pensare di mettere semplicemente nelle case in costruzione i terremotati, perché quelle in costruzione non sarebbero sufficienti") e che la domanda di abitazioni fortemente superiore all’offerta sta innescando fenomeni speculativi sugli affitti al limite dello sciacallaggio (fino a 1300 euro mensili richiesti a Tornimparte per un appartamento!). Per non parlare della ricostruzione, che non è ancora iniziata perché fumose e poco chiare le procedure e l’accesso ai fondi per la riparazione degli edifici classificati A, B e C, senza considerare quelli E ed F. Si ricorda il dott. de Bernardinis quando Bertolaso quasi scherniva chi osava sollevare critiche al piano C.A.S.E.?
Di fronte all’emergenza, aggravata da un tale fallimento, è necessario dare concretezza immediata a due proposte imprescindibili per dare un tetto a tutti i cittadini in tempi brevi:
1)Requisizione da parte della protezione civile degli alloggi invenduti (circa 3.000) e in ultimazione agibili da concedere alla cittadinanza secondo il piano della protezione civile nazionale per la sistemazione in affitto, regolarmente remunerata dallo Stato;

2)Messa a disposizione da parte di comune e protezione civile di container e casette in legno completamente removibili, da concedere in comodato d'uso e da collocare su aree mirate e collettive.

L’Aquila, 4 Agosto 2009
 
 
Fabio Pelini
Segretario provinciale L’Aquila PRC-SE