mercoledì 21 ottobre 2009

PRC: BASTA CON LE INTIMIDAZIONI, CHIEDIAMO TRASPARENZA

Uscendo dalla maggioranza al Comune de L’Aquila, avevamo denunciato la presenza ai vertici della macchina amministrativa di una cupola di dirigenti “intoccabili” che fa il bello e il cattivo tempo senza alcuna verifica al proprio operato. Dopo la nostra presa di posizione, che evidentemente ha dato più di qualche fastidio agli stessi, stiamo subendo forme esplicite di intimidazione.
Questo clima ci preoccupa non poco in vista del concorso per l’assunzione di 84 unità che andrebbe svolto in un clima di serenità e trasparenza, e per il quale abbiamo chiesto con un’interpellanza in consiglio comunale che sia individuata una figura di garanzia (andrebbe benissimo il Prefetto) che vigili sul corretto andamento della selezione dei posti, divenuti troppo importanti in un tessuto economico e sociale sfibrato e sfiduciato. Anche una richiesta crediamo del tutto sensata come questa ha suscitato la reazione scomposta di alcuni importanti dirigenti comunali.
Da parte nostra, possiamo assicurare che non ci faremo intimidire da chicchessia, e soprattutto da chi pensa di poter utilizzare la cosa pubblica come il proprio giardino di casa.

L’Aquila, 21 Ottobre 2009


Fabio Pelini
segretario provinciale L’Aquila PRC-SE

martedì 20 ottobre 2009

SABATO 24 OTTOBRE montiamo tende in tutte le piazze d'Italia, diamo voce alla condizione degli sfollati aquilani!


Invitiamo ad aderire all'appello alla mobilitazione per sabato 24 ottobre lanciato dalla popolazione aquilana, che si prepara col termometro già sotto lo zero ad affrontare l'inverno appenninico nelle tende allestite subito dopo il terremoto.

Alle 6000 persone che sono rimaste per necessità lavorative e familiari sui luoghi colpiti dal sisma, contribuendo in maniera fondamentale alla ripresa economica e sociale del territorio, è stato detto dopo sei mesi di tendopoli di trasferirsi in alberghi lontani anche oltre cento chilometri dai comuni di residenza. Avrebbero avuto pieno diritto a una soluzione semplice ed efficace come moduli abitativi removibili, e non di essere all'ultimo momento costrette ad affrontare spostamenti quotidiani che soprattutto per gli strati sociali più deboli comportano gravi difficoltà economiche, sommate spesso alla perdita del lavoro oltre che della casa.

Governo e protezione civile hanno lasciato gli sfollati per mesi nelle tendopoli con la promessa della realizzazione del piano C.A.S.E., dimostratosi poi insufficiente di fronte all'esigenza abitativa e in forte ritardo nei tempi di ultimazione, oltre ad essere un errore dal punto di vista urbanistico.

Il dramma del terremoto è stato trasformato in una indecente operazione di propaganda dal "Governo del fare": l'arroganza delle 23 visite di Berlusconi circondato da mille telecamere contro il totale silenzio sulle necessità reali degli sfollati lasciati nelle tende - in una condizione che solo chi ha provato riesce a comprendere.

A fronte di tutto ciò le istituzioni locali hanno mostrato una subalternità complice e inaccettabile per il Partito della Rifondazione Comunista, che anche per questo motivo è uscito dalla giunta comunale dell'Aquila ed è passato all'opposizione.

Già ad un mese dal terremoto noi Giovani Comunisti/e avevamo sollecitato, oltre alla requisizione delle case sfitte agibili, l'utilizzo dei moduli abitativi provvisori o removibili, misure che sono state adottate solo a fronte dell'emergenza provocata dal maltempo dell'ultimo mese ma in quantità ancora del tutto insufficienti (solo 500 unità).

Sabato 24 ottobre montiamo tende in tutte le piazze d'Italia, diamo voce a ciò che accade a L'Aquila e pretendiamo soluzioni reali e immediate per gli sfollati aquilani!


Francesco Marola
Silvia Cicino

Giovani Comunisti/e L'Aquila

venerdì 16 ottobre 2009

Una soluzione concreta, dignitosa e immediata per chi resiste nelle tendopoli

Comunicato stampa

Dopo più di 6 mesi dal sisma, nonostante il susseguirsi ininterrotto di inaugurazioni e cerimonie ad uso e consumo del premier, il dato di fatto incontrovertibile è che sono finora stati consegnati circa 1000 alloggi a fronte dei 4570 (comunque insufficenti) per i quali bisognerà attendere dicembre-gennaio.
Circa 7000 persone sono ancora sotto le tende al gelo e 25.000 aquilani sono ancora sparsi in tutto il terrotorio regionale.
La resistenza di cittadini spesso anziani a quella che viene vissuta come un’ingiusta deportazione dopo mesi trascorsi sotto le tende è segno di un orgoglio e di una fierezza nei confronti dei quali il dott. Bertolaso e il governo dovrebbero tenere un atteggiamento rispettoso.
Altro che “irriducibili” antigovernativi, si tratta semplicemente di cittadini a cui era stato promesso un tetto entro settembre: il famoso slogan “dalle tende alle case”.
L’inadeguatezza del PIANO C.A.S.E., ideato per massimizzare l’impatto mediatico dei presunti miracoli del Presidente del Consiglio, ora è evidente a qualsiasi persona in buona fede e informata.
I costosissimi alloggi del Piano C.A.S.E.da mostrare in tv non sono, come avevamo ampiamente previsto, sufficienti neanche per i soli cittadini che abitavano negli edifici più danneggiati (E e F).
Non è certo da imputarsi ai cittadini “irriducibili” la mancata partenza del ripristino delle case classificate A, B e C che avrebbe consentito il rientro di almeno il 70% della popolazione.
La demagogica scelta di non procedere alla sistemazione in moduli abitativi provvisori (che costavano almeno un quarto delle C.A.S.E.) ha determinato la mancata sistemazione confortevole ed omogenea per migliaia di aquilani nonché lo spopolamento della città.
L’allontanamento di migliaia di aquilani dalla città è uno dei prezzi pagati alla strategia d’immagine berlusconiana di cui Bertolaso è stato l’ insindacabile braccio operativo.
Va inoltre sottolineato che ancora non sono state nemmeno poste le basi minime (presupposti finanziari e strumenti operativi e pianificatori) per la ricostruzione dei centri storici.
La ridicola bozza di Ordinanza preparata dalla Protezione Civile sulla ricostruzione dei centri storici risulta lacunosa e astratta rispetto alle articolate e differenziate problematiche da affrontare e contiene prescrizioni e ridefinizioni assolutamente superflue rispetto agli strumenti urbanistici comunali già vigenti (la perimetrazione dei centri storici già c’è e in molti comuni vi sono anche piani di recupero già da tempo vigenti). Manca nel testo qualsiasi indicazione degli strumenti operativi indispensabili per concretizzare gli interventi (forse si vuole perdere tempo in attesa di trovare i soldi).
Di fronte alla situazione di emergenza nelle tendopoli è dovere della Protezione Civile, del Comune e della Regione procedere a un intervento straordinario immediato che garantisca la permanenza nel capoluogo come rivendicano gli aquilani che con dignità in questi giorni stanno resistendo al freddo e al fango.
Purtroppo le scelte sbagliate di questi mesi non consentono di ricorrere ai MAP (come noi di Rifondazione proponevamo a giugno) in quanto abbisognano di una sottofondazione di cemento armato che richiederebbe un tempo di “presa” di almeno 20/30 giorni.
A questo punto l’unica ipotesi praticabile è quella di case su ruote da installare in parte nei campi e in altre aree già urbanizzate come quelle in adiacenza a quelle del PIANO C.A.S.E. e/o in quelle industriali per ridurre i tempi di allestimento (scavi e opere di urbanizzazione).
Considerato che altrimenti migliaia di aquilani dovrebbero essere trasferiti in alberghi lontani dalla città quanto ovviamente onerosi ci sembra che sarebbe opportuno spendere il denaro pubblico per rispondere positivamente alla sacrosanta richiesta di non abbandonare la città.



Maurizio Acerbo, consigliere regionale Abruzzo
Rifondazione Comunista

dal Corriere della Sera
http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_14/imarisio-aquila-gelo-tendopoli_42d3fffe-b87f-11de-9ba8-00144f02aabc.shtml
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PRC: CHI PAGA PER LE PROMESSE DISATTESE?
Comunicato stampa

In questi ultimi giorni si confermano purtroppo alcune delle ragioni che hanno indotto Rifondazione ad uscire dalla giunta del comune de L’Aquila. Prima il consiglio comunale dell’8 ottobre scorso, dove si è conclamato lo stato confusionale della maggioranza: tutti in ordine sparso, con poche idee e anche confuse. Poi la lettera scritta a quattro mani da Cialente e Bertolaso, che stavolta si accorgono insieme degli errori fatti in questi mesi, scaricando però tutte le responsabilità sugli sfollati ancora nelle tendopoli, che dovrebbero secondo loro accettare di trasferirsi a 70-100 km da L’Aquila dopo aver patito per sei mesi prima il caldo dell’estate ora il freddo dell’autunno, fiduciosi di una promessa ("entro settembre tutti avranno una casa sulla testa") ovviamente disattesa.
Emblematico è il caso di Piazza d’Armi, dove qualche decina di sfollati è stata abbandonata a se stessa solo per aver rifiutato di andare in alberghi lontano dalla città: persone, magari senza auto e con un lavoro a L’Aquila, che non potevano fare altrimenti.
Il modello centralizzato e autoritario imposto dal Governo con la complicità del Sindaco è chiaramente fallito: molte delle tendopoli sono ancora in piedi, di almeno 3 mila nuclei famigliari senza casa non si sa che farne; la requisizione delle case sfitte, da noi sollecitata fin da maggio e partita con enorme ritardo, sta dando risultati modestissimi, per non parlare della graduatoria per l’assegnazione delle C.A.S.E., di cui proprio non è dato conoscere i punteggi. Chi paga per le promesse disattese?
 
L’Aquila, 12 Ottobre 2009
 

Fabio Pelini
segretario provinciale L’Aquila PRC-SE

mercoledì 14 ottobre 2009

PRC passa all'opposizione




Sindaco troppo subalterno a Bertolaso mentre in città protestano i senzacasa

ZERO TRASPARENZA A L'AQUILA, IL PRC ROMPE CON CIALENTE

Checchino Antonini

Poca trasparenza, ancor meno discontinuità rispetto alla stagione del sindaco di destra Tempesta (pescato, sembra, tra gli ospiti abusivi di un albergo sulla costa), zero collegialità. E una giunta di "salute" pubblica all'orizzonte.

Tra Rifondazione comunista e il sindaco aquilano Massimo Cialente lo strappo era nell'aria. E s'è consumato ieri, annunciato in mattinata con una conferenza stampa mentre continuano le proteste contro le pasticciate graduatorie nell'assegnazione dei posti nelle new town.

Sul tavolo del sindaco pd ci sono le dimissioni dell'unico assessore del Prc, Antonio Lattanzi, 47 anni, dirigente scolastico, che riconsegna le deleghe a Commercio, sport, partecipazione e gemellaggi (L'Aquila è una delle città della Pace). «Abbiamo assistito, senza mai chiedere per noi posti di sottopotere, in questi 27 mesi, alla nomina dei vari consigli di amministrazione delle municipalizzate - spiega l'ormai ex assessore - senza che queste scelte fossero condivise, per non parlare poi della vicenda Tancredi. Avevo chiesto poi di soprassedere alla ristrutturazione dello stesso ente comune varata a fine agosto, in quanto ritenevo che meritasse il plenum della giunta e invece si è andati avanti producendo malumori, confusione, ritorni al passato e promozioni discutibili». Mentre buona parte della Giunta era in trasferta fuori città, per impegni istituzionali, Cialente ha varato la ristrutturazione dell'ente locale. Lattanzi, al ritorno in città, si ritrova il dirigente rimosso e una serie di macroaree e altri mutamenti che meritavano maggiore condivisione. I ritorni al passato sono quei nomi, gli stessi da 15 anni a smentire le speranze di discontinuità con i metodi della giunta Tempesta che avevano accompagnato il ritorno del centrosinistra a Piazza Palazzo con Cialente che però, appena diventato sindaco ha disertato dalle file di Sinistra democratica per entrare poco dopo nel Pd a sostegno di Bersani.

«Sintomatico, per comprendere a fondo la debolezza do questo centrosinistra, la sciagurata ipotesi di giunta di "malattia" pubblica prossima a decollare. E' il politicismo più esasperato, mettere dentro tutti per restare in sella», dice Fabio Pelini, segretario provinciale di Rifondazione.

La vicenda Tancredi, per i non aquilani, riguarda questo ex assessore di Forza Italia, ora consigliere comunale Pdl, "signore" del voto di scambio, famoso per aver gonfiato gli organici (e il deficit) della azienda servizi municipalizzata a ridosso delle ultime comunali. Però Cialente lo voleva nientemeno commissario alla ricostruzione. Solo la caterva di messaggi di protesta ha persuaso Tancredi a dimettersi dopo pochi giorni. Rifondazione e altri alleati hanno appreso della nomina dalla stampa. E le scuse di Cialente non hanno soddisfatto nessuno.

Pure la vicenda della nomina alla guida dell'azienda farmaceutica municipalizzata di un amministratore delegato, carica non prevista e non necessaria, ha pesato sui rapporti a sinistra della Giunta. E la recente lite tra Lattanzi e il direttore generale di Piazza Palazzo (altra figura non necessaria ma in quota Udeur e abituato a definire "zecche" i comunisti) sul trasloco degli uffici del commercio senza avvertire l'assessore («che non conta niente») è dunque «solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso», ribadisce Pelini:

«Le ragioni per cui crediamo sia fallito il centrosinistra sono tutte politiche: nella fase post-sisma, il sindaco è stato del tutto subalterno ed accondiscendente al modello imposto da governo e protezione Civile, un modello centralizzato e autoritario, che ha espropriato gli enti locali al solo obiettivo di dare risalto mediatico all'efficienza del premier. A L'Aquila sappiamo tutti come sta andando: il progetto Case basterà per una minoranza di cittadini e, se non si interviene alla svelta con nuovi Map (i moduli abitativi provvisori, le casette di legno, ndr) e la requisizione delle case sfitte (proposte fin dall'inizio portate dal Prc e dai comitati cittadini), la guerra tra i poveri in atto finirà per acuirsi. Il secondo livello è quello politico-amministrativo: è mancata una collegialità nelle scelte assunte da questa amministrazione». «Per la ricostruzione serve un piano di interventi e di vigilanza - aggiunge Marco Fars, segretario regionale Prc - leggi e statuti avrebbero permesso alla macchina comunale un'autonomia di fronte al potere centralizzante della protezione civile».
da Liberazione 24/09
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PERCHE’ RIFONDAZIONE COMUNISTA ESCE DALLA GIUNTA CIALENTE
Comunicato stampa
L’uscita del PRC dalla giunta Cialente non è il frutto di un litigio tra Antonio Lattanzi e il direttore generale del Comune de L’Aquila: questo episodio non ha fatto altro che far traboccare un vaso già colmo. Le ragioni per cui crediamo fallito il centrosinistra che due anni fa tante speranze aveva suscitato in una comunità prostrata da nove lunghissimi anni di regno della destra, sono tutte politiche e molto profonde, e si articolano su due livelli.
Il primo livello è quello politico-amministrativo: è mancata una collegialità nelle scelte assunte da questa amministrazione, tanto che più volte ci siamo trovati ad apprendere dalla stampa o in giunta con il piatto già apparecchiato alcune scelte fondamentali per le prospettive di questa città.
Condivisione delle scelte che è mancata, tanto per fare alcuni esempi, con la nomina di Tancredi a commissario per la ricostruzione del centro storico (poi fortunatamente rientrata); nel rinnovo dei cda delle municipalizzate, con il caso emblematico della nomina di un amministratore delegato all’AFM; in molte delibere sulla programmazione urbanistica di questa città.
Rifondazione Comunista non ha mai chiesto nulla in termini di posti ed occupazione del sottopotere amministrativo: credeva, forse ingenuamente, che un sindaco con la storia politica di Cialente potesse rappresentare davvero una discontinuità con i metodi clientelari delle giunte Tempesta; ci siamo sbagliati, ed oggi dobbiamo constatare che ai vertici della macchina amministrativa ci sono sempre gli stessi nomi da 15 anni, qualunque coalizione governi, in nome di poteri più forti e difficilmente scalfibili.
Il secondo livello è quello relativo alla fase post-sisma: il sindaco è stato del tutto subalterno ed accondiscendente al modello imposto da Governo e Protezione Civile: un modello centralizzato e autoritario, che ha espropriato gli enti locali al solo obiettivo di dare risalto mediatico all’efficienza del premier. A L’Aquila sappiamo tutti come sta andando: il progetto C.A.S.E. basterà per una minoranza di cittadini rimasti senza un tetto e, se non si interviene alla svelta con nuovi M.A.P. e la requisizione delle case sfitte (proposte fin dall’inizio portate dal PRC e dai comitati cittadini), la guerra tra i poveri in atto finirà per acuirsi.
E’ sintomatico per comprendere a fondo la debolezza di proposta politica di questo centrosinistra la sciagurata ipotesi di giunta di salute (malattia) pubblica che gira in questi giorni e che pare prossima a decollare: di fronte allo stallo si risponde con il politicismo più esasperato e cioè quello di mettere dentro tutti, pur di rimanere in sella.
Al PRC il potere per il potere non interessa ed è per questo che andiamo fieramente all’opposizione.

L’Aquila, 23 Settembre 2009
 
 
Fabio Pelini
segretario provinciale L’Aquila PRC-SE
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AUTONOMA SISTEMAZIONE: BASTA CON LA POLITICA DEGLI ANNUNCI, SI DIANO TEMPI CERTI PER L’EROGAZIONE MENSILE DEL CONTRIBUTO E SI FACCIA FINALMENTE CHIAREZZA SULLA COPERTURA FINANZIARIA PER LE PROSSIME MENSILITA’
Comunicato stampa

A distanza di quattro mesi e mezzo dal sisma del 6 aprile, ancora si naviga nell’incertezza più totale per quanto riguarda il contributo ai nuclei famigliari che hanno provveduto all’autonoma sistemazione.
Fino ad oggi, è stata liquidata solo la quota spettante per il mese di aprile e nemmeno a tutti gli aventi diritto: sono oltre 2 mila gli sfollati che ancora devono ricevere il contributo, che era stato pensato soprattutto per alleviare il disagio economico di chi è rimasto, oltre che senza una casa, anche senza un reddito.
Oltretutto, tra il primo e l’ultimo elenco relativo ai beneficiari della rata di aprile sono passate settimane e settimane, quando sarebbe stato sufficiente dare a tutti un anticipo e saldare il resto in seguito, senza creare alcuna disparità fra tutti i beneficiari.
Come se non bastasse, dalle dichiarazioni dell’assessore alle politiche sociali, apprendiamo che mancherebbe la copertura finanziaria per il contributo di giugno: è stato quindi fatto compilare un censimento agli aquilani in cui una delle tre opzioni di scelta per la sistemazione futura non dispone ancora di fondi certi!
Senza voler fare né polemica né tantomeno facile demagogia, di fronte ad un contesto così mortificante, la si smetta con la politica degli annunci, si diano risposte concrete e si faccia chiarezza una volta per tutte su tempi, modi e copertura finanziaria di un contributo divenuto per molti aquilani in difficoltà di estrema importanza.
 
L’Aquila, 18 Agosto 2009
 
 
Fabio Pelini
segretario provinciale L’Aquila PRC-SE
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IL PIANO C.A.S.E. E’ FALLITO, SI REQUISISCANO GLI ALLOGGI INVENDUTI E SI METTANO SU CASETTE REMOVIBILI PER GARANTIRE UN ALLOGGIO A TUTTI IN BREVE TEMPO
Comunicato stampa
 
Come ampiamente previsto e temuto, la mirabolante epopea messa in atto dal Governo tramite la Protezione Civile sta per aggiungere al danno anche la beffa: il piano C.A.S.E. stravolgerà per sempre il territorio aquilano, consumando un’enorme quantità di territorio e cambiando irreversibilmente il volto della città con insediamenti permanenti inutili e costosi; ma è in arrivo anche la beffa, con migliaia di aquilani senza un tetto sulla testa in autunno, e per i quali, se non si troveranno soluzioni alternative, il rientro in città rischia di avvenire chissà quando.
La mancanza di alloggi, come da copione, sta già generando una guerra tra poveri, dove gli stessi che fino a qualche anno fa consideravano gli studenti universitari fuori sede una iattura o nella migliore delle ipotesi mucche da mungere, ripropongono il medesimo cliché identitario ed isolazionista declinato nel sempre comodo spot "L’Aquila agli aquilani". Insomma, invece di contestare l’inettitudine di Governo e Protezione Civile che avevano assicurato una casa per tutti "entro settembre", questi valorosi paladini della purezza aquilana giocano la carta populista, mettendo gli ultimi contro i penultimi, terremotati "forestieri" contro terremotati aquilani.
A rafforzare la tendenza in atto, il vice di Bertolaso de Bernardinis si accorge solo ora che non ci saranno case per tutti ("Nessuno si sogna minimamente di pensare di mettere semplicemente nelle case in costruzione i terremotati, perché quelle in costruzione non sarebbero sufficienti") e che la domanda di abitazioni fortemente superiore all’offerta sta innescando fenomeni speculativi sugli affitti al limite dello sciacallaggio (fino a 1300 euro mensili richiesti a Tornimparte per un appartamento!). Per non parlare della ricostruzione, che non è ancora iniziata perché fumose e poco chiare le procedure e l’accesso ai fondi per la riparazione degli edifici classificati A, B e C, senza considerare quelli E ed F. Si ricorda il dott. de Bernardinis quando Bertolaso quasi scherniva chi osava sollevare critiche al piano C.A.S.E.?
Di fronte all’emergenza, aggravata da un tale fallimento, è necessario dare concretezza immediata a due proposte imprescindibili per dare un tetto a tutti i cittadini in tempi brevi:
1)Requisizione da parte della protezione civile degli alloggi invenduti (circa 3.000) e in ultimazione agibili da concedere alla cittadinanza secondo il piano della protezione civile nazionale per la sistemazione in affitto, regolarmente remunerata dallo Stato;

2)Messa a disposizione da parte di comune e protezione civile di container e casette in legno completamente removibili, da concedere in comodato d'uso e da collocare su aree mirate e collettive.

L’Aquila, 4 Agosto 2009
 
 
Fabio Pelini
Segretario provinciale L’Aquila PRC-SE