venerdì 16 ottobre 2009

Una soluzione concreta, dignitosa e immediata per chi resiste nelle tendopoli

Comunicato stampa

Dopo più di 6 mesi dal sisma, nonostante il susseguirsi ininterrotto di inaugurazioni e cerimonie ad uso e consumo del premier, il dato di fatto incontrovertibile è che sono finora stati consegnati circa 1000 alloggi a fronte dei 4570 (comunque insufficenti) per i quali bisognerà attendere dicembre-gennaio.
Circa 7000 persone sono ancora sotto le tende al gelo e 25.000 aquilani sono ancora sparsi in tutto il terrotorio regionale.
La resistenza di cittadini spesso anziani a quella che viene vissuta come un’ingiusta deportazione dopo mesi trascorsi sotto le tende è segno di un orgoglio e di una fierezza nei confronti dei quali il dott. Bertolaso e il governo dovrebbero tenere un atteggiamento rispettoso.
Altro che “irriducibili” antigovernativi, si tratta semplicemente di cittadini a cui era stato promesso un tetto entro settembre: il famoso slogan “dalle tende alle case”.
L’inadeguatezza del PIANO C.A.S.E., ideato per massimizzare l’impatto mediatico dei presunti miracoli del Presidente del Consiglio, ora è evidente a qualsiasi persona in buona fede e informata.
I costosissimi alloggi del Piano C.A.S.E.da mostrare in tv non sono, come avevamo ampiamente previsto, sufficienti neanche per i soli cittadini che abitavano negli edifici più danneggiati (E e F).
Non è certo da imputarsi ai cittadini “irriducibili” la mancata partenza del ripristino delle case classificate A, B e C che avrebbe consentito il rientro di almeno il 70% della popolazione.
La demagogica scelta di non procedere alla sistemazione in moduli abitativi provvisori (che costavano almeno un quarto delle C.A.S.E.) ha determinato la mancata sistemazione confortevole ed omogenea per migliaia di aquilani nonché lo spopolamento della città.
L’allontanamento di migliaia di aquilani dalla città è uno dei prezzi pagati alla strategia d’immagine berlusconiana di cui Bertolaso è stato l’ insindacabile braccio operativo.
Va inoltre sottolineato che ancora non sono state nemmeno poste le basi minime (presupposti finanziari e strumenti operativi e pianificatori) per la ricostruzione dei centri storici.
La ridicola bozza di Ordinanza preparata dalla Protezione Civile sulla ricostruzione dei centri storici risulta lacunosa e astratta rispetto alle articolate e differenziate problematiche da affrontare e contiene prescrizioni e ridefinizioni assolutamente superflue rispetto agli strumenti urbanistici comunali già vigenti (la perimetrazione dei centri storici già c’è e in molti comuni vi sono anche piani di recupero già da tempo vigenti). Manca nel testo qualsiasi indicazione degli strumenti operativi indispensabili per concretizzare gli interventi (forse si vuole perdere tempo in attesa di trovare i soldi).
Di fronte alla situazione di emergenza nelle tendopoli è dovere della Protezione Civile, del Comune e della Regione procedere a un intervento straordinario immediato che garantisca la permanenza nel capoluogo come rivendicano gli aquilani che con dignità in questi giorni stanno resistendo al freddo e al fango.
Purtroppo le scelte sbagliate di questi mesi non consentono di ricorrere ai MAP (come noi di Rifondazione proponevamo a giugno) in quanto abbisognano di una sottofondazione di cemento armato che richiederebbe un tempo di “presa” di almeno 20/30 giorni.
A questo punto l’unica ipotesi praticabile è quella di case su ruote da installare in parte nei campi e in altre aree già urbanizzate come quelle in adiacenza a quelle del PIANO C.A.S.E. e/o in quelle industriali per ridurre i tempi di allestimento (scavi e opere di urbanizzazione).
Considerato che altrimenti migliaia di aquilani dovrebbero essere trasferiti in alberghi lontani dalla città quanto ovviamente onerosi ci sembra che sarebbe opportuno spendere il denaro pubblico per rispondere positivamente alla sacrosanta richiesta di non abbandonare la città.



Maurizio Acerbo, consigliere regionale Abruzzo
Rifondazione Comunista

dal Corriere della Sera
http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_14/imarisio-aquila-gelo-tendopoli_42d3fffe-b87f-11de-9ba8-00144f02aabc.shtml
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PRC: CHI PAGA PER LE PROMESSE DISATTESE?
Comunicato stampa

In questi ultimi giorni si confermano purtroppo alcune delle ragioni che hanno indotto Rifondazione ad uscire dalla giunta del comune de L’Aquila. Prima il consiglio comunale dell’8 ottobre scorso, dove si è conclamato lo stato confusionale della maggioranza: tutti in ordine sparso, con poche idee e anche confuse. Poi la lettera scritta a quattro mani da Cialente e Bertolaso, che stavolta si accorgono insieme degli errori fatti in questi mesi, scaricando però tutte le responsabilità sugli sfollati ancora nelle tendopoli, che dovrebbero secondo loro accettare di trasferirsi a 70-100 km da L’Aquila dopo aver patito per sei mesi prima il caldo dell’estate ora il freddo dell’autunno, fiduciosi di una promessa ("entro settembre tutti avranno una casa sulla testa") ovviamente disattesa.
Emblematico è il caso di Piazza d’Armi, dove qualche decina di sfollati è stata abbandonata a se stessa solo per aver rifiutato di andare in alberghi lontano dalla città: persone, magari senza auto e con un lavoro a L’Aquila, che non potevano fare altrimenti.
Il modello centralizzato e autoritario imposto dal Governo con la complicità del Sindaco è chiaramente fallito: molte delle tendopoli sono ancora in piedi, di almeno 3 mila nuclei famigliari senza casa non si sa che farne; la requisizione delle case sfitte, da noi sollecitata fin da maggio e partita con enorme ritardo, sta dando risultati modestissimi, per non parlare della graduatoria per l’assegnazione delle C.A.S.E., di cui proprio non è dato conoscere i punteggi. Chi paga per le promesse disattese?
 
L’Aquila, 12 Ottobre 2009
 

Fabio Pelini
segretario provinciale L’Aquila PRC-SE

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