sabato 23 aprile 2011

Sui manifesti di Mafalda

Filippo Piccone e Fabrizio Di Stefano hanno del tutto perso la testa. Minacciare azioni legali contro l’insolita Mafalda guerriera dei manifesti aquilani è fuori luogo, ridicolo e irresponsabile. Serve forse a buttarla in caciara amplificando tensioni ed è indice di coda di paglia.

Si interroghino piuttosto sui loro comportamenti e su quelli del loro 'capo' e forse capiranno il perché di tanta durezza nelle parole di Mafalda, notoriamente un personaggio pacifista e non violento. È del tutto evidente che le modificazioni introdotte nei termini della prescrizione andranno ad incidere sul complesso dei procedimenti riguardanti L’Aquila pur se restassero inalterati (e non lo sono) alcuni specifici reati quali il disastro colposo.

Infatti le inchieste in corso riguardano anche aspetti connessi al post terremoto su cui le nuove norme avrebbero un notevole impatto. Su tutto ciò è di per se indecente anche un solo giorno di riduzione dei termini di prescrizione a vantaggio degli eventuali responsabili dei reati, figuriamoci considerando quanto gli aquilani e con loro tutti gli abruzzesi hanno vissuto.

I cittadini aquilani hanno sentito le risa degli sciacalli la notte del terremoto, vivono con dolore il sovrapporsi di inchieste sulla loro pelle, per i reati connessi ai crolli come sulla gestione post terremoto. Una comunità espropriata della possibilità di decidere del proprio futuro dai poteri commissariali presa in giro in tv come 'ingrata' e respinta a manganellate dal Parlamento. Fino alla beffa indecente del cosiddetto 'processo breve' che per salvare il premier rischia di compromettere il diritto a verità e giustizia per centinaia di persone. Un colpo nello stomaco la cui unica motivazione risiede nell’uso meschino del potere da parte del Presidente del Consiglio, per tirarsi fuori dai propri guai con la giustizia.

Volete che rinuncino anche all’estremo dell’invettiva? Allora condannate Dante Alighieri 'cattivo maestro' d’intolleranza verso tutte le bassezze umane - conclude il segretario di Rifondazione - specie se riguardavano personaggi d’alto rango, che arrivò perfino a presentare come auspicio e giusta punizione del cielo il lutto subito dall’imperatore Alberto d’Asburgo.

Marco Fars

Segretario regionale PRC

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