«Sono solo uno dei tanti invisibili tra le macerie»
Antonio Russo, aquilano, digiuna per ottenere la residenza
Come lui sono in tanti a essere stati tagliati fuori dal piano Case. Perilli (Rifondazione): «Sono sempre di più. Bisogna rivalutare le domande pervenute dopo il censimento»
di Checchino Antonini
«Tra qualche giorno comincerai a vede’ la Madonna, poi arriverà l’autointossicazione », ha detto il medico ad Antonio Russo dopo averlo visitato. Però ieri, se glielo domandavi, Russo ti rispondeva che «stava bene». Per quanto possa stare bene uno che l’ultimo piatto di penne l’ha mangiato domenica sera al “3e32”, lo spazio occupato di fronte all’ex manicomio dell’Aquila, a Collemaggio. Da allora Russo va avanti a liquidi, cerca di stare attento a mantenere il livello dei sali minerali. Unico lusso, un cucchiaino di miele. Antonio Russo è in sciopero della fame da cinque giorni perché non vuole essere più «invisibile». E vorrebbe far emergere altri nelle sue condizioni. «A L’Aquila a momenti rinevica - spiega al telefono con Liberazione - quindi non corro il rischio di morire disidratato». Gli invisibili, a L’Aquila, sono quelli che non riescono nemmeno ad avere le carte in regola per avere diritto a qualcosa. Nel caso di Antonio almeno all’assistenza sanitaria visto che soffre di ipertensione arteriosa. Antonio è aquilano. Ha 56 anni. Il 6 aprile del 2009, quando il terremoto stravolge la città, lui viveva tra Perugia e Como per ragioni di lavoro. Anzi, di lavori. Precari. Per due centesimi in meno l’ora, la piccola cooperativa che lo impiegava ha perso l’appalto per la sicurezza di un supermercato. Antonio torna nella sua città ormai disastrata. La casa di famiglia, a ridosso del tribunale, sotto al centro storico è classificata E. Costa meno abbatterla che rimetterla in sesto. Chiede la residenza ma si sente rispondere che per due anni non sarebbe stata concessa a nessuno. Russo è conosciuto, ha molti amici e, per un po’, trova ospitalità qua e là. Finché otto mesi fa non approda sulla roulotte accanto al 3e32 con cui partecipa alle lotte per la ricostruzione.
Due anni dopo Russo torna negli uffici dell’anagrafe. Ma la burocrazia gli nega il pezzo di carta perché non può accettare una casa con le ruote. Dice a Liberazione Enrico Perilli che quello degli invisibili è un problema che sta esplodendo adesso perché le ordinanze «e soprattutto l’interpretazione che ne dà il consulente giuridico della Sge» proibiscono la residenza nelle case delle New Town. La Sge è la Struttura gestione emergenza. E’ quella che comanda su L’Aquila. Un caso frequente riguarda chi era in affitto prima del sisma e ora vive nei nuovi moduli dove è impossibile essere residenti. La magagna sta nel censimento dell’agosto 2009 «trasformato - continua Perilli che è consigliere comunale del Prc - in richiesta di alloggio, così chi non ha risposto è restato fuori. L’unica soluzione sarebbe un nuovo censimento o valutare le richieste arrivate dopo».
Su facebook Russo tiene il diario di questa battaglia e aspetta che si facciano vivi altri invisibili come lui. Il suo vicino di “casa” è diventato invisibile da quando è scoppiata la famiglia. Chi è retrocesso a “unità singola” perde il diritto alla casa. Unica nota positiva, quando vengono i suoi bambini a Collemaggio possono correre in pace. Tra i glicini. Da Messina, sul profilo fb del gruppo, è arrivata la storia di un’altra single ospite da due anni a 800 km dall’Aquila. «La sua casa è in perfette condizioni ma il piano terra del palazzo presenta crepe e calcinacci che da due anni, giorno per giorno allargano le bocche, immagazzinano schifezze e polverone laddove tutta la zona costituiva il lustro della città. Qui in Sicilia l’assistenza sanitaria inciampa contro leggi e leggine che rendono il soggiorno accidentato e insicuro richiedendo autorizzazioni, file interminabili alle asl, che si possono evitare mettendo mano al portafoglio e acquistando a prezzo pieno i farmaci. Ma il diritto dell’uomo di riavere o di avere il proprio “ubi consistam” si fa sentire come un dolorosissimo sintomo della peggiore malattia. Insomma io chi sono? dove sono i miei amici? dove sono i miei morti? Voglio tornare a casa, perché la casa ce l’ho e mi consentirebbe di non pietire un alloggio, un alloggio qualsiasi a condizioni ancora da verificare. Voglio togliere il disturbo, non rubare l’aria a nessuno, dove devo andare a finire? C’è un ponte dal quale qualche autorità non mi caccia a pedate?». «Quando mi piglia la nostalgia apro la transenna ed entro nel centro storico e chi se ne frega, mi vengano a ritrovare », continua Antonio, invisibile pure al Tg regionale e alle stazioni private aquilane. «Ma è vero che ci sono 150 appartamenti vuoti del piano Case?», si chiede ancora, amareggiato dall’invisibilità rispetto ai suoi compagni di partito di una volta, il Pci. L’assessora Pezzopane lo vorrebbe incontrare ma lui crede che il luogo ideale sia il 3e32 e quella casa con le ruote che la burocrazia non riesce a vedere.
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