sabato 26 dicembre 2009

PRC: Assistenza legale gratuita in merito alle assegnazioni degli alloggi progetto C.A.S.E.


Fornire un sostegno legale ai tanti cittadini aquilani che si sono visti escludere dal progetto Case in maniera ingiusta o poco chiara.
Questo lo scopo dell’iniziativa che il Partito della Rifondazione Comunista intende promuovere con l’appoggio dei propri legali.

Dal momento che il Dipartimento di Protezione Civile si rifiuta di rendere pubbliche le graduatorie per l’assegnazione degli alloggi e di chiarire quali siano i requisiti posti alla base delle priorità assegnate, e dal momento che il sindaco dell’Aquila firma i documenti per le assegnazioni o le lettere che comunicano l’esclusione praticamente “alla cieca”, senza cioè conoscerne, né preoccuparsi di richiederne, i requisiti e le motivazioni, sono moltissimi i cittadini che si sono rivolti a noi per chiedere aiuto. Si tratta di persone che, in questo grave momento di difficoltà, si sono sentiti lesi nei propri diritti e lasciati soli nella battaglia per difenderli.

Per questo il PRC L’Aquila mette a disposizione una consulenza legale gratuita, da parte dei propri avvocati Alessandro Rosa e Francesco Rosettini, per quanti intendano inoltrare ricorsi o richieste di chiarimenti in merito al progetto Case e ai criteri di assegnazione.

Chiunque voglia richiedere un supporto legale può pertanto contattarci all’indirizzo mail rifondazione.laquila@virgilio.it, oppure telefonare al 3336367616

I nostri legali saranno a disposizione, come ripetiamo in maniera assolutamente gratuita, per qualsiasi richiesta di ricorso o accesso agli atti.

Il Segretario Provinciale PRC L’Aquila
Fabio Pelini

Il Capogruppo PRC in Consiglio Comunale
Enrico Perilli

Berlusconi continua a prendere in giro gli aquilani e gli italiani. No a Protezione Civile SpA


Il Decreto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri è l’ennesima presa in giro per i cittadini aquilani e strumentalizzazione dell’emergenza per i fini politici di Berlusconi. Da un lato è confuso e incerto sulla proroga per il pagamento delle tasse a gran voce richiesta dai cittadini aquilani come si fece in Umbria-Marche, dall’altro lato strumentalizza l’emergenza e la Protezione Civile per creare l’ennesima SpA pubblica alla sue dirette dipendenze, per avere mano libera su appalti, eventi e ricostruzione.

Protezione Civile SpA è un ossimoro. E’ l’aziendalizzazione e privatizzazione di fatto di compiti fondanti l’intervento dello Stato e degli Enti Locali.

Già oggi in Abruzzo è del tutto evidente come la mano libera, lasciata a Bertolaso nella gestione degli appalti relativi alla ricostruzione, non solo ha espropriato del diritto di scelta gli Enti Locali, ma ha aperto un varco assai pericoloso a fenomeni di speculazione e di infiltrazioni malavitose, in spregio alle più elementari regole di trasparenza.

E’ del tutto evidente che una SpA agendo sul terreno del diritto privato aggraverebbe ulteriormente tali fenomeni. Inoltre essa rappresenta uno schiaffo alla professionalità dei lavoratori del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile e dell’intero corpo del Vigili del Fuoco.

18/12/09

Paolo Ferrero, Segretario Nazionale PRC

Marco Fars, Segretario Regionale PRC

venerdì 18 dicembre 2009

Comune di L'Aquila: presentata delibera contro la privatizzazione dell'acqua

Lunedì 14 dicembre il consigliere di Rifondazione Comunista Enrico Perilli ha depositato al comune dell'Aquila una delibera contro la privatizzazione dell'acqua. In Abruzzo i consiglieri di Rifondazione hanno presentato analoga delibera in tutti i Comuni dove sono presenti.
La legge Ronchi sancisce (incostituzionalmente) la privatizzazione dei servizi pubblici locali a rilevanza economica, tra cui il servizio idrico. Gli enti locali possono tuttavia contrastare i processi di privatizzazione imposti dal Governo modificando lo statuto comunale con un articolo che dichiara l'acqua "bene comune pubblico" e il servizio idrico "servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e senza fini di lucro".
Insieme è necessario avviare una campagna a larga partecipazione popolare per la difesa dell'acqua pubblica. Anche a L'Aquila si è recentemente costituito un comitato che si pone questo obiettivo, il comitato acqua pubblica L'Aquila , che ha avviato una raccolta firme a sostegno della delibera presentata al comune dell'Aquila


In allegato la delibera e una relazione che chiarisce le ragioni per cui si rende indispensabile la modifica degli statuti comunali.



DELIBERA DI MODIFICA DELLO STATUTO COMUNALE

Oggetto: Modifica ed integrazione dello Statuto Comunale.

Definizione dei servizi pubblici comunali privi di rilevanza economica

Il Consiglio Comunale de L'Aquila

PREMESSO CHE

l’acqua rappresenta fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi;
l’acqua costituisce, pertanto, un bene comune dell’umanità, il bene comune universale, un bene comune pubblico , quindi indisponibile, che appartiene a tutti;
il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti, l’accesso all’acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico;
l’accesso all’acqua, già alla luce dell’attuale nuovo quadro legislativo, e sempre più in prospettiva, se non affrontato democraticamente, secondo principi di equità, giustizia e rispetto per l’ambiente, rappresenta una causa scatenante di tensione e conflitti all’interno della comunità internazionale e una vera emergenza democratica e un terreno obbligato per autentici percorsi di pace sia a livello territoriale sia a livello nazionale e internazionale;

Ritenuto necessario
sancire nello Statuto comunale lo status del servizio idrico come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica
Visto il vigente Ordinamento degli Enti Locali;
Visto lo Statuto comunale,

DELIBERA

di integrare lo Statuto comunale con l’introduzione del seguente articolo

Definizione dei servizi pubblici comunali privi di rilevanza economica

Il Comune, visti gli articoli 1, 2, 3, 5, 43, 114, 118 della Costituzione, riconosce i servizi pubblici locali quali: servizio idrico, servizio sanitario, igiene pubblica, servizi sociali, istruzione pubblica, tutela dei beni cuturali e delle risorse ambientali e paesaggistiche e quant’altro riconoscerà il Consiglio comunale, di preminente interesse generale.
Riconosce il diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico.
Conferma il principio che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà; nonché il principio che in ambito pubblico devono essere mantenute la proprietà delle reti e la gestione del s.i.i..
Riconosce al servizio idrico integrato lo status di servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e senza fini di lucro, la cui gestione va attuata secondo gli artt. 31 e 114 del d. lgs n. 267/2000, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire il diritto universale all’acqua e pari dignità umana a tutti i cittadini.

RELAZIONE

Il recente art. 15 del D.L. 135/09 – approvato definitivamente dalla Camera dei Deputati il 19 Novembre 2009 – introduce alcune modifiche all’art. 23 bis della Legge 133/08 e muove passi ancora più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici locali, prevedendo l’obbligo di affidare la gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%.
Tale provvedimento sottrarrà ai cittadini ed alla sovranità delle Regioni e dei Comuni l’acqua potabile di rubinetto, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati.
Si tratta di una scelta discutibile sia per un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce, ma anche per le ripercussioni disastrose che una privatizzazione potrebbe generare sui cittadini in funzione della crescita delle tariffe.
Anche in presenza dell’art. 15 del D.L. 135/09, rimane possibile dar vita ad una gestione pubblica del servizio idrico integrato che si realizza pienamente attraverso l’affidamento ad un Ente di diritto pubblico, strumentale dell’Ente diretto Locale (Consorzio tra Comuni, Azienda speciale, Azienda speciale consortile).
La strada per arrivare a tale risultato, in particolare per costruire un Azienda speciale consortile, è sostanzialmente la seguente: tale strada passa attraverso l’inserimento negli Statuti Comunali dei Comuni dell’ATO di una specifica formulazione che definisca il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica. Ciò è pienamente legittimo, in quanto l’Unione Europea demanda ai singoli Stati membri il fatto di definire quali siano i servizi a rilevanza economica e quali privi di rilevanza economica e la normativa del nostro Paese non si è mai pronunciata esplicitamente in questa direzione. L’unico riferimento esistente in proposito risale al comma 16 dell’art.35 della legge 448/2001 (legge Finanziaria 2002), con il quale il governo era impegnato, nell’arco di tempo di 6 mesi, ad emanare un regolamento per definire i servizi pubblici locali da considerarsi “a rilevanza industriale”. Regolamento che non è mai stato presentato.
Con tale operazione, i Comuni dell’ATO hanno la potestà di decidere quale forma gestionale intendono adottare per la gestione del servizio idrico in quanto servizio privo di rilevanza economica, e, quindi, scegliere di affidarlo direttamente ad un’Azienda speciale consortile da essi costituita. Infatti, con la sentenza n. 272 del 27 luglio 2004 la Corte Costituzionale è intervenuta nell’ambito della normativa che disciplina i servizi pubblici locali. Con tale sentenza la Corte ha dichiarato l’incostituzionalità dell’art. 14, comma 1 e 2, del D.L. 269/2003 (”Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell’andamento dei conti pubblici”) in quanto tali norme determinavano un’illegittima compressione dell’autonomia regionale e locale in materia di servizi pubblici locali. La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale, tra le norme abrogate, anche dell’art. 113 bis del D.Lgs. 276/2000 (TUEL), cioè di quell’articolo che disciplinava i servizi pubblici locali privi di rilevanza economica.
Secondo la Sentenza citata, infatti, “il titolo di legittimazione per gli interventi del legislatore statale costituito dalla tutela della concorrenza non è applicabile a questo tipo di servizi, proprio perché in riferimento ad essi non esiste un mercato concorrenziale”.
Il legislatore statale, quindi, in materia di servizi può legiferare soltanto in riferimento al tema della “tutela della concorrenza”, tutto il resto è demandato al livello locale.
A questo punto per l’Ente Locale è possibile il ricorso all’articolo 114 (azienda speciale) del TUEL, che, combinato con l’art. 31 dello stesso TUEL, porta a dar vita ad un’Azienda speciale consortile.
Vanno sottolineati, sia pure in modo sintetico, i motivi per i quali la scelta dell’affidamento ad un’Azienda speciale consortile sia quella realmente rispondente ad una gestione pubblica del servizio idrico, a differenza dell’affidamento ad una SpA “in house”. Le ragioni sono sostanzialmente tre: la prima, di carattere “pratico”, ma che non va sottovalutata, è relativa al fatto che la scelta della SpA “in house”, per la sua natura ambigua, di essere contemporaneamente società di diritto privato e organo dell’Amministrazione pubblica, è sottoposta a molte verifiche e contenziosi. Lo dimostra da ultimo, ad esempio, il provvedimento di indagine disposto dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori su tutte le 64 Spa a totale capitale pubblico che gestiscono il servizio idrico nel nostro Paese, così come l’ultima procedura di infrazione 2007/4269 attivata dalla Commissione europea nei confronti dell’ATO2 Marche Centro-Ancona.
La seconda ragione è decisamente più di sostanza, nel senso che un Ente pubblico si muove nell’ambito del diritto pubblico, mentre una SpA, anche se a totale capitale pubblico, rientra in quello del diritto privato. Ora, questa differenza non è affatto secondaria o puramente di principio, anche se questo piano non va assolutamente sottovalutato. Infatti quando parliamo di acqua, di un bene comune essenziale per la vita e di un diritto umano da garantire a tutti, le questioni di valore e di principio non possono essere facilmente eluse. Stare nell’ambito del diritto pubblico o in quello privato non è assolutamente la stessa cosa in termini di conseguenze per chi usufruisce del servizio: essere azienda di diritto privato significa dover rispondere all’obiettivo di produrre utili, mentre un Ente pubblico assume come vincolo il pareggio di bilancio. Il che, per esempio, non è decisamente indifferente nella fissazione dell’andamento tariffario, a partire dal riconoscimento della remunerazione del capitale aziendale investito in una misura pari al 7%, e, più in generale, per l’insieme delle scelte gestionali che un’azienda deve assumere.
La terza ragione è la consapevolezza che la spa spesso ha consentito forti degenerazioni clientelari e scarsa trasparenza per l’assenza di quelle regole che caratterizzano un ente diritto pubblico. Un servizio pubblico va gestito con un quadro di regole che garantiscano trasparenza ed efficienza e non alimentare la crescita dei costi impropri della politica.
Per tutte queste ragioni è indispensabile che ogni Comune riconosca nel proprio Statuto il Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico e, soprattutto, che la gestione del servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d.lgs n. 267/2000.

giovedì 10 dicembre 2009

FERRERO - PRC: TERREMOTO, DEL TUTTO INSUFFICIENTE LA SOSPENSIONE DELLE TASSE PER IL 2010 SENZA MISURE IN LINEA CON PRECEDENTI UMBRIA E MARCHE

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale PRC-SE

Dopo le numerose passerelle ad uso mediatico, continuano le promesse mancate del Governo, che prosegue senza pudore a considerare i cittadini aquilani terremotati di serie B. Dopo aver più volte annunciato interventi sulla sospensione e la restituzione delle tasse in linea con quanto fatto per altri terremoti e calamità naturali, i terremotati aquilani vivono oggi con la speranza che l’ennesimo annuncio fatto da Bertolaso – sospensione del versamento dei tributi per il prossimo anno – trovi concretezza in un decreto ad hoc.
Ma la proroga della sospensione del pagamento delle tasse per il 2010, senza alcuna garanzia sui tempi e sull’entità della restituzione, è davvero ben poca cosa. La strategia messa in campo dal Governo, d’altra parte, è sempre la stessa: dalla politica degli annunci alla realizzazione concreta delle promesse è come passare dal giorno alla notte.
Alcuni esempi: il ministro Gelmini annunciò in una sua visita a L’Aquila che i tagli previsti sul personale della scuola, almeno per quest’anno, avrebbero risparmiato il territorio colpito dal terremoto.
Così non è stato, e centinaia di precari della provincia aquilana sono rimasti senza lavoro.
E’ stato detto fino allo sfinimento che entro l’inverno tutti gli sfollati avrebbero avuto una casa: a dicembre inoltrato, sono ancora 19 mila gli aquilani sulla costa e quasi tremila i nuclei familiari senza prospettive, abbandonati ad un’autonoma sistemazione forzata.
Il Governo ponga fine a questa offensiva speculazione sulla pelle dei terremotati e sulle tasse si comporti con il popolo del cratere aquilano come avvenuto con i cittadini di Umbria e Marche: inizio della restituzione non prima di 5 anni, nella misura del 40% del dovuto e dilazionata in 120 rate.

mercoledì 9 dicembre 2009

Per la proroga delle tasse, per un trattamento finanziario analogo a quello di Umbria e Marche

Il Partito della Rifondazione Comunista aderisce alla mobilitazione unitaria per la proroga di tributi fiscali.
Tuttavia già da aprile abbiamo intrapreso un percorso chiaro e alternativo, da una parte sostenendo direttamente la popolazione terremotata con l'opera di volontariato della Brigata di solidarietà attiva, dall'altra opponendoci all'esautoramento degli enti locali e alla gestione autoritaria dell'emergenza voluta da Berlusconi e Bertolaso, nelle sedi istituzionali e nelle mobilitazioni cittadine.
Le promesse sono state disattese, non ci lasceremo ingannare.

Per la trasparenza sulle assegnazioni del piano C.A.S.E.
Per il controllo reale del mercato degli affitti, contro la speculazione
Per l'impegno contro la crisi occupazionale, per un reddito sociale
Per il dovuto trattamento tributario, per la proroga delle tasse con restituzione non prima di 5 anni al 40% del dovuto, dilazionata in 120 rate (come in Umbria e Marche)
Per la ricostruzione reale, per procedure rapide, chiare e trasparenti, per una reale copertura finanziaria

Partito della Rifondazione Comunista

venerdì 4 dicembre 2009

MANCANZA DI TRASPARENZA NELLE ASSEGNAZIONI DEL PROGETTO C.A.S.E.: PRONTI AD ANDARE FINO IN FONDO SABATO 5 PROTESTA AL NoBerlusconiDay

Che le amministrazioni locali fossero state marginalizzate dall’autoritarismo centralizzato del Governo era cosa nota; arrivare a negare a degli eletti dal popolo l’accesso ad atti inerenti la propria comunità ha davvero del sorprendente.
Eppure, è proprio ciò che è accaduto. Molti ricorderanno la discussione in consiglio comunale durata settimane per fissare i criteri per l’assegnazione degli alloggi del progetto C.A.S.E.: si discusse di nuclei monoparentali, di figli a carico, di disabilità, di anziani, di reddito, di lavoro, finanche di aquilanità e diritti di proprietà. Dibattito intenso e vivace, peccato fosse anche sostanzialmente inutile, visto che quali siano stati i criteri adottati dal Dipartimento della Protezione Civile per stilare la graduatoria resta tuttora un mistero.
Denunciammo fin da subito le palesi incongruenze presenti negli elenchi: decine di codici fiscali (e quindi persone) presenti in più nuclei familiari, assegnatari con casa classificata B, presenza di molti single, mentre famiglie numerose erano rimaste fuori. Chiedemmo la pubblicazione della graduatoria per sgombrare il campo da veleni e sospetti e dare la possibilità a tutti – secondo elementari principi di trasparenza – di verificare eventuali errori ed omissioni.
Decine di cittadini con lettere alla stampa locale e accorati appelli sui blog cittadini chiedevano di esercitare un loro diritto sacrosanto. Ma nessuno si è sentito in dovere di dare una risposta, evidentemente perché c’era qualcosa da nascondere.
Persino di fronte alla richiesta esplicita di 4 consiglieri comunali, Bertolaso sceglie la strada di un discutibile distinguo giuridico e dice sostanzialmente che non è competenza degli eletti dal popolo ficcare il naso negli atti dello Stato e che nessuno, dunque, lo può giudicare. Roba da terzo mondo!
Di fronte a questo muro di gomma, siamo determinati ad andare fino in fondo, anche ricorrendo alle vie legali e portando la nostra protesta sabato per le strade di Roma al “NoBerlusconiDay” per denunciare la protervia di chi vuole ridurci a sudditi.

Fabio Pelini
segretario provinciale PRC-SE