Il 25 agosto ricorre il decennale della scomparsa del nostro compagno Liberato Lambrini. Lo ricordiamo con le parole di Luigi Magnante
Ricordo bene come in breve tempo Lambrini diventò il beniamino del reparto, con la sua prorompente simpatia riusciva a comunicare con tutti i componenti del reparto, anche se appartenenti a una decina di nazionalità diverse, in un linguaggio esclusivo improvvisato al momento, suscitando l'ilarità e la partecipazione di tutti. inossidabile da sempre l'amicizia di Lambrini con Giovanni Cimino (ju compare!) con il quale condivideva una vecchia auto molto pittoresca nella carrozzeria verniciata da loro stessi a pennello in tanti colori diversi, una vera attrazione.
Ci siamo persi di vista un breve periodo, per rincontrarci di nuovo, intorno alla metà degli anni 70 alla Sit-Siemens poi Italtel dell'Aquila. Lambrini si iscrisse subito alla FIOM e negli anni successivi dentro nel consiglio di Fabbrica delegato dei collaudatori. Liberato era già un militante del Partito Comunista e quando fu sciolto entrò subito in maniera molto convinta in Rifondazione Comunista. Iniziò così una straordinaria militanza politica e sindacale nella fabbrica come delegato e nelle strutture direttive della FIOM e della CGIL.
Rimangono memorabili i suoi interventi in consiglio di fabbrica in occasione del rinnovo del Contratto di Lavoro e delle Piattaforme Aziendali. Lambrini incentrava i suoi interventi, ben argomentati, su proposte di consistenti aumenti di salario, che ai più apparivano irrealistiche, ma che erano invece fortemente anticipatrici degli scenari che andavano definendosi in contrasto con la condizione del lavoro e della condizione sociale di ampi strati della popolazione, spinta sempre più verso una condizione di precarietà.
Lambrini è stato molto generoso nelle lotte, nelle preparazioni delle manifestazioni, caparbio nelle discussioni sugli obiettivi definiti nelle vertenze; spesso in fabbrica, nei corridoi o in sala mensa, e nelle manifestazioni esplodeva la sua fragorosa risata, che è stata un modo originale di comunicare, di segnalare una presenza, un incitamento a tenere duro, alla mobilitazione.
Lambrini, ad eccezione dei suoi figli Melania e Andrea, dalla vita non ha ricevuto molto, anzi per lui la vita è stata piuttosto dura fino alla fine, sempre a rincorrere con tenacia con che per i più è normale. Ha lasciato di sé uno straordinario ricordo in tanti veramente tanti di noi, che hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo, come persona, per il suo essere nel sindacato, per il suo militare appassionato e convinto in Rifondazione Comunista. Così a 10 anni dalla scomparsa ci manca ancora e ci mancherà sempre.
Agosto 2012
Luigi Magnante