Leggere la notizia di una persona morta sul lavoro ci fa sempre inorridire, in quanto il lavoro dovrebbe consentire, in un paese civile, una vita dignitosa. Ma sapere che un lavoratore è morto precipitando da un’impalcatura il giorno della Festa dei Lavoratori, è una tragedia che ci indigna.
Il Primo Maggio dovrebbe essere il giorno in cui si ricordano i diritti conquistati con le lotte dei lavoratori. Questo Primo Maggio, invece, ci ricorda come quegli stessi diritti, così faticosamente conquistati con molti anni, stiano venendo sempre meno.
Vasile Copil, l’operaio romeno precipitato ieri da un’impalcatura in un cantiere di Rocca di Cambio (AQ), è la quarta vittima abruzzese di un lavoro che uccide a causa delle precarie condizioni in cui troppo spesso i lavoratori sono costretti a svolgerlo.
Poco ci interessano le piccole percentuali con segno negativo con cui ogni anno si presentano le statistiche dei morti sul lavoro. Se con quei numeri troppo spesso si pretende di mostrare presunti miglioramenti delle condizioni di lavoro, la morte di Vasile Copil ci ricorda invece, per l’ennesima volta, come spesso e volentieri in Italia, per lavorare, si sia costretti a rinunciare anche alla tutela della propria sicurezza e salute sul lavoro.
E l’Abruzzo, in questo senso, mostra il suo lato peggiore, ponendosi costantemente ai vertici della classifica delle regioni italiane più insicure per la vita dei lavoratori, contando 1 morto ogni 100mila occupati. Ed in Abruzzo proprio L’Aquila risulta essere la provincia più insicura per i lavoratori.
Più degli scontati attestati di cordoglio che ci aspettiamo di leggere e sentire, ci auguriamo seri interventi delle istituzioni regionali al fine di intervenire in maniera decisa per porre fine a questa strage silenziosa, a partire dalla destinazione di maggiori risorse per il controllo del rispetto delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Marco Fars - Segretario regionale PRC
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