L’articolo 32 del Collegato Lavoro prevede una drastica compressione dei termini a disposizione del lavoratore per fare causa, con la previsione che si debba sottostare ad una duplice scadenza.
Di 60 giorni per l’impugnativa stragiudiziale e di successivi 270 giorni per il deposito del ricorso nei casi di:
- licenziamento, anche nei casi di invalidità e inefficacia (ad esempio nei casi di licenziamento nullo perché in violazione delle norme a tutela della maternità o discriminatorio), come nei casi di licenziamento che presuppongano la risoluzione di questioni relative alla qualificazione del rapporto di lavoro o alla legittimità del termine apposto al contratto;
- le collaborazioni coordinate e continuative o a progetto nel caso in cui il datore di lavoro (committente) receda dal contratto
- i trasferimenti di sede
- le azioni di nullità dei contratti a termine (anche di quelli già scaduti)
- le cessioni di contratto di lavoro ai sensi dell’articolo 2112 del codice civile (cessione di azienda o di ramo d’azienda)
- tutti gli altri casi in cui si chieda la costituzione o l’accertamento di un rapporto di lavoro in capo ad un soggetto diverso dal titolare del contratto (es. somministrazione irregolare).
Se la nuova normativa è complessivamente peggiorativa, si modifica in maniera radicalmente negativa in particolare la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici precarie.
Fino all’entrata in vigore del Collegato Lavoro era possibile impugnare i contratti di lavoro precari e contestarne le irregolarità, successivamente alla scadenza del contratto nei termini prescrizionali di legge. In questo modo si garantiva la particolare situazione dei lavoratori precari che alla scadenza di un rapporto di lavoro, sperano prima di tutto in una riconferma e fanno causa solo se questa non c’è. Il Collegato Lavoro introducendo termini rigidissimi, si presenta invece come è stato osservato, come una sorta di “sanatoria permanente” rispetto agli abusi dei datori di lavoro.
Ed è di estrema gravità che questi termini valgano, anche retroattivamente, per i rapporti di lavoro già scaduti. In sostanza quando la legge entrerà in vigore, centinaia di migliaia di lavoratori precari, che avrebbero potuto fare causa senza limiti di tempo, contestando le irregolarità del loro rapporto di lavoro, se non agiranno entro 60 giorni, verranno privati per sempre di questo diritto.
Il Partito della Rifondazione Comunista ritiene che proprio la frontalità dell’attacco che viene portato, può e deve essere occasione per attivare una campagna di massa di informazione e organizzazione dei lavoratori precari.
A tal fine la Federazione PRC di L’Aquila mette a disposizione i propri avvocati Alessandro Rosa e Francesco Rosettini per una prima consulenza gratuita previo appuntamento da concordare con il Segretario di Federazione Fabio Pelini, Tel. n. 333.6367616.
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